
PERUGIA A tre mesi quasi dalla morte di Andrea Prospero, le indagini sulla tragica vicenda proseguono. Perché dietro al...
PERUGIA A tre mesi quasi dalla morte di Andrea Prospero, le indagini sulla tragica vicenda proseguono. Perché dietro al gesto volontario dello studente 19enne di Lanciano, morto a causa di ossicodone e benzodiazepine assunti in quantità smodate, gli accertamenti hanno portato a evidenziare un mondo sommerso dove il commercio illegale di farmaci e ricette contraffatte si intreccerebbe con quello delle truffe telematiche. Ancora in corso gli accertamenti tecnici sui telefoni sequestrati al 18enne romano, ai domiciliari con l’accusa di aver istigato o aiutato Andrea nella sua intenzione di togliersi la vita. Due dei tre apparecchi, prelevati dagli agenti della squadra mobile di Perugia al momento dell’esecuzione del fermo, sarebbero risultati parzialmente danneggiati per cui l’acquisizione del loro contenuto avrebbe richiesto un accertamento più avanzato. Da quello, invece, controllato non sarebbero emersi elementi ulteriori oltre a quanto già accertato dagli inquirenti. A partire da quelle conversazioni sulla chat di messaggistica istantanea in cui, secondo l’accusa, l’indagato avrebbe confortato e spinto Prospero a portare a termine il proprio intento. Resta da chiarire l’eventuale ruolo del giovane romano rispetto a quel traffico di farmaci che altre conversazioni recuperate fanno presupporre. L’ossicodone acquistato da Andrea, infatti, secondo il 18enne campano che glielo avrebbe venduto, e per questo è indagato, sarebbe stato dell’altro. E da chiarire, ancora, l’uso dei cellulari e delle numerose sim card trovate nella stanza in affitto dove Andrea è morto.