di Sara Minciaroni
MAGIONE (Perugia)
La siccità mette in ginocchio i pescatori e a rischio ci sono secoli di tradizione. I pescatori del lago Trasimeno ce la stanno mettendo tutta, con la tenacia autentica del loro retaggio questi resistenti uomini d’acqua cercheranno di tenere in vita una delle più antiche attività dell’uomo. Ma sarà durissima, perché la Cooperativa di San Feliciano è oggi sull’orlo del fallimento e questo significa che in bilico non ci sono solo i posti di lavoro e l’impresa, ma anche secoli di memoria legata alla pesca d’acqua dolce che qui, nel cuore dell’Umbria, ha radici profonde e di cui questo manipolo di uomini da sempre è custode. "La nostra storia è nata nel 1928 - racconta a La Nazione il presidente della cooperativa pescatori del Trasimeno, Aurelio Cocchini -. Una storia che ha rischiato di interrompersi altre quattro volte in questo lungo percorso. Ma adesso il momento è di nuovo delicato, c’è un ritardo nel pagamento degli stipendi fermi ad agosto 2024 e si va verso un riposizionamento del personale. L’unica speranza che ci resta da percorrere è quella di un rapido intervento prima che venga definitivamente dichiarato il fallimento".
Una crisi è dovuta ad investimenti e problemi di bilancio, ma non solo, "siamo in momento buio soprattutto perché è venuto a mancare il fatturato derivato dalle vendite del pescato, tutto è dovuto alla crisi del lago Trasimeno, in questo periodo in cui dovevamo rientrare degli investimenti fatti". La siccità del quarto lago d’Italia è stata fatale, denunciata da mesi, è culminata ad ottobre con la nomina da parte del Governo del commissario straordinario, Nicola Dell’Acqua, che dovrà adesso tenere conto delle ricadute molto serie che la mancanza d’acqua, unita alla congiuntura economica, ha portato a questa economia già fragilissima.
"Adesso le vasche sono vuote, una volta erano piene di carpe, ce ne sono state anche 5 o 6 quintali. Ad agosto sono state soltanto due le uscite riportate nel registro di pesca. Con il livello del lago di un metro e 60 sotto lo zero idrometrico, i pescatori del Trasimeno restavano bloccati nelle darsene e non hanno avuto accesso ai punti sbarco". Cento anni di storia, 13 soci pescatori e 11 dipendenti che non prendono gli stipendi da due mesi. Le due rivendite di pesce sono state chiuse, perché non si può pagare il personale, le bollette non possono essere gestite e i frigoriferi devono restare spenti, e così è stato fermato anche il conferimento del pesce a San Feliciano e tirate giù anche le saracinesche del laboratorio.
Resta ancora aperta invece la Locanda dei Pescatori, il sogno realizzato a luglio del 2021, in piena pandemia, di un locale in riva al lago che potesse chiudere la filiera del pescato con piatti della tradizione, per raccontare attraverso la cucina la storia del Trasimeno. Qui ancora si cucina, in attesa di capire se anche stavolta i pescatori riusciranno a risorgere dalla crisi. C’è un’ultima speranza, si chiama composizione negoziata e prevede il supporto di un esperto a tutela dei creditori per la gestione societaria e finanziaria. "Noi siamo pescatori, persone abituate al fatto che l’incertezza e la precarietà fanno parte di ciò che la natura ha in serbo per noi. Più volte la cooperativa si è rigenerata, si è fusa, ha cambiato sede, ha cambiato nome, però è sempre rimasta in piedi a rappresentare il territorio".