
L’avvocato Marco Brusco
Una storia di presunta malasanità che va avanti da quattro anni, con tredici medici indagati, il pm che chiede l’archiviazione e la famiglia della vittima che si oppone. Tutto parte da un tumore alla colecisti che sarebbe stato scambiato prima per una infiammazione della cistifellea, poi per un carcinoma al pancreas. Cinque mesi di ricoveri e visite mediche fino alla morte di una donna di 85 anni.
E’ una lunga lista di inadempienze, sottovalutazioni e negligenze quella contenuta nella denuncia che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo dei 12 medici dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia e di un medico di famiglia del capoluogo. Per loro, difesi fra gli altri dagli avvocati Marco Brusco e Delfo Berretti, il pubblico ministero Mario Formisano ha chiesto l’archiviazione: spetta al gip decidere se chiudere il caso o accettare l’opposizione presentata dal figlio della donna.
Una ottantacinquenne morta nel novembre del 2021 a sei mesi dal primo ricovero in ospedale quando, dopo un primo intervento, le venne erroneamente diagnosticata una infiammazione della colecisti. Sarebbe bastato invece un esame istologico invece, sostiene la denuncia, per capire che in realtà si trattava di un carcinoma alla colecisti. Il primo di numerosi errori medici, è la tesi, che dopo una seconda operazione hanno portato persino ad una successiva diagnosi di tumore inoperabile al pancreas.
In mezzo mesi nei quali, secondo il figlio della donna, si sarebbe potuta curare adeguatamente l’anzianza. A scagionare i medici, però, anche i risultati di una consulenza disposta dalla procura di Perugia, secondo la quale non sarebbero ravvisabili profili di negligenza o imperizia abnorme nel comportamento dei medici.