L’Umbria può arrivare ad ospitare dieci milioni di turisti nei prossimi due anni. La stima è dell’Agenzia Umbria Ricerche, che analizza gli ultimi dati e li proietta sul 2025 con il Giubileo e il 2026 con gli 800 anni di San Francesco. "Gli andamenti dei flussi turistici umbri degli ultimi due anni ci mostrano un settore vitale e in crescita – spiega Giuseppe Coco, ricercatore di Aur - Dopo un 2023 da record, dove le presenze hanno sfiorato quota 6.9 milioni, i primi 7 mesi del 2024 hanno fatto registrare un ulteriore aumento dei turisti. Proiettando la crescita del numero di presenze turistiche rilevata nei primi sette mesi sull’intero anno emerge che il 2024 si candida ad essere l’anno migliore di sempre".
Insomma l’Umbria ha tutti i numeri in regola sia per far meglio dell’anno scorso, sia per raggiungere, per la prima volta nella storia della regione, quota 7 milioni di presenze. Certo il calo ad agosto in alcune città c’è stato e bisognerà vedere quanto influirà, dato che anche l’anno scorso si parlava già di sette milioni. "Stando ai punti di forza dell’Umbria – riprende Coco - le presenze turistiche potrebbero raggiungere finanche una soglia ad alto valore simbolico come quella dei 10 milioni. E questo, senza nessun rischio di incorrere nella problematica connessa all’overtourism".
Numeri alla mano - continua -, 10 milioni di presenze – stimando in 2,7 giorni la permanenza media – orientativamente significherebbero 3,7 milioni di arrivi nei 12 mesi. Ovvero un flusso gestibilissimo per un territorio ampio e con una grande offerta ricettiva come quello umbro. Il successo turistico di un territorio, pure quando è molto dotato come l’Umbria dal punto di vista artistico, ambientale, culturale, è sempre figlio di scelte e visioni. Difficilmente è attribuibile al mero caso".
Quali dunque i meriti e le potenzialità del turismo umbro? "Gestire in modo ottimale la propria immagine, in quanto oggi sapersi rappresentare è fondamentale per ambire a conquistare quote aggiuntive, perfino considerevoli, di nuovi turisti – dice Coco - E poi dare gambe a quelle che potremmo chiamare “precondizioni turistiche”. In pratica, quell’insieme di policy dirette: all’accrescimento della cultura dell’ospitalità, il potenziamento delle attività formative, fino alla digitalizzazione della commercializzazione dell’offerta, oltre al coordinamento delle strategy territoriali".