
Laura Papadra, 37 anni, è stata uccisa mercoledì scorso nell’appartamento di via Porta Fuga, a Spoleto, dal marito Gianluca Romita
Laura Papadia è stata strangolata. La conferma sulle cause della morte arriva dalle prime indiscrezioni che trapelano sui risultati dell’autopsia eseguita ieri sulla salma della 37enne palermitana, uccisa mercoledì scorso nell’appartamento di via Porta Fuga, a Spoleto, dal marito Gianluca Romita. Ed è proprio l’autopsia, eseguita ieri a Perugia dal medico legale Eleonora Mezzetti e dal professor Massimo Lancia, che dovrà fare chiarezza anche sull’eventuale gravidanza della donna, dopo che all’interno dell’appartamento gli inquirenti avevano rinvenuto alcuni importanti indizi. Più specificatamente si attende, per verificare l’eventuale stato di gravidanza della vittima, l’esito degli esami istologici e del sangue.
Sempre dall’esame autoptico, inoltre, si potrà definitivamente capire se l’uomo abbia agito a mani nude o utilizzando uno di quegli oggetti (capi di biancheria e abbigliamento, accessori di vestiario ) rinvenuti nella camera da letto dove era stato rinvenuto il cadavere della donna. Gli investigatori della polizia scientifica hanno raccolto molti di questi elementi di vestiario, sciarpe, foulard e simili, per compararli co le lesioni che sarebbero state riscontrate sul collo della povera Laura, uccisa brutalmente a 37 anni.
Intanto Romita, fermato con l’accusa di omicidio volontario, dopo l’udienza di convalida dell’arresto rimane in carcere in attesa della decisione del magistrato, attesa nelle prossime ore. L’uomo, assistito dall’avvocato Manola Antinori Petrini, avrebbe confermato quanto già detto mercoledì in commissariato, confermando la propria responsabilità del delitto ma lasciando ampie lacune sulle modalità dell’uccisione, sulle ore immediatamente precedenti e successive all’aggressione soprattutto sul “movente“. Se è vero che tra i motivi di crisi della coppia c’era il fatto che lei volesse un figlio e lui no (già padre in precedenti relazioni), rimane lacunosa la sua versione complessiva dei fatti. Dei momenti dell’atroce gesto non ricorderebbe nulla, ma lo avrebbe compiuto proprio perché Laura voleva un figlio, mentre lui non era d’accordo. Questa divergenza di vedute non era affiorata di recente ed avrebbe portato la coppia già a discutere più volte anche in passato, con frequenti separazioni e riappacificazioni. L’uomo apparso piuttosto collaborativo avrebbe anche dichiarato di essere pentito.
Quello tra i due coniugi era "un rapporto di possesso". Così lo ha definito Cristina, una carissima amica di Laura, intervenuta a “La Vita in Diretta“ di Rai Uno da Modena. "Ci sentivamo quasi tutti i giorni – ha affermato Cristina tra le lacrime– ma Laura poteva chiamarmi solo con il vivavoce. Lui la controllava sempre, era morboso, sono convinta che ha assolutamente premeditato quel folle gesto. Io avrei dovuto proteggerla".
Qualcosa in più sul rapporto della coppia, ma soprattutto sulle ore successive alla morte della donna, potrebbe emergere anche dai telefoni cellulari. Gli inquirenti già da sabato hanno setacciato l’area del Colle Sant’Elia che si trova sotto al Ponte delle Torri. A quanto pare infatti Romita, che si era recato proprio al Ponte delle Torri con intento suicida si sarebbe liberato di un telefono cellulare gettandolo nel vuoto. Ebbene, gli agenti della polizia con i vigili del fuoco ed i volontari della protezione civile sono tornati ieri sul luogo e le ricerche nela tarda mattinata di ieri avrebbero dato esito positivo e ora quel cellulare potrebbe “parlare“.
D. M.