Perugia, 19 gennaio 2025 – Che l’Umbria non fosse una terra per giovani è stato detto e scritto più volte. Ma adesso il cuore verde si conferma anche regione di cervelli in fuga. L’Umbria sta affrontando un’autentica emorragia di capitale umano: dal 2013 al 2023, 4.165 laureati hanno lasciato la regione, con un saldo negativo di 2.470 tra cancellazioni e ritorni. Anche a livello nazionale il saldo è preoccupante: oltre 308.000 laureati emigrati e solo 131.692 rientrati. I giovani tra i 25 e i 39 anni sono i più colpiti, e nonostante una timida speranza che era sorta nel 2021, il trend negativo persiste. I dati emergono dall’indagine Istat relativa al 2023, che permette di osservare quanto accaduto nell’intero decennio 2013-2023, e sono stati approfonditi e sistematizzati nel report dell’Ufficio stampa e comunicazione della Camera di Commercio.
Chi parte? Analizzando il decennio, emerge che i laureati umbri che si trasferiscono all’estero appartengono principalmente alla fascia 25-39 anni, con 2.672 cancellazioni. Segue la fascia 40-64 anni (1.108), quella 0-24 anni (205) e infine gli over 65, con 180 laureati che hanno lasciato il Paese. “Il report dell’Ente camerale – dice il presidente Giorgio Mencaroni – rilancia una grande questione che riguarda l’Umbria e l’Italia, e che ha a che fare con le chance di successo della transizione digitale ed ecologica. La perdita secca che ormai da anni si registra nel saldo tra i laureati italiani che tornano dall’estero in Italia e quelli che invece sono usciti definitivamente verso l’estero è una perdita secca di potenziale di crescita. La situazione, anche se sembra non peggiorare ulteriormente, almeno stando ai dati dell’Istat, è cristallizzata in una perdita costante di laureati nell’interscambio con l’estero. Dobbiamo quindi favorire la riduzione prima e la scomparsa poi di questa forbice sfavorevole, che deriva da tanti fattori che vanno studiati a fondo e che attengono ai problemi del sistema Paese, anche con incentivi ad hoc che da un lato frenino le uscite e dall’altro attraggano dall’estero le persone più istruite, con aiuti specifici per i laureati italiani che tornano a lavorare nel nostro Paese. Una questione certamente nazionale – conclude Mencaroni – ma che va affrontata anche a livello regionale. Per questo rilancio la mia proposta per un fondo regionale ad hoc a cui contribuiscano tutti gli enti e che sia aggiuntivo rispetto ad auspicabili interventi nazionali”.