SOFIA COLETTI
Cronaca

Umbria Jazz Stefano Mazzoni è il presidente

Eletto ieri dall’assemblea dei soci. "Sostenibilità e comunicazione, le sfide che ci aspettano". Ecco i nuovi membri del Cda

Eletto ieri dall’assemblea dei soci. "Sostenibilità e comunicazione, le sfide che ci aspettano". Ecco i nuovi membri del Cda

Eletto ieri dall’assemblea dei soci. "Sostenibilità e comunicazione, le sfide che ci aspettano". Ecco i nuovi membri del Cda

E’ Stefano Mazzoni il nuovo presidente della Fondazione Umbria Jazz. Lo ha eletto ieri l’assemblea dei soci che ha approvato il bilancio relativo al 2024 e indicato il nuovo consiglio d’amministrazione, in carica per il prossimo quinquennio. Con Mazzoni ci sono Donatella Miliani, Fausto Palombelli, Luca Gatti e Daniele Moretti.

"Mi sento veramente onorato, ringrazio la presidente della Regione Stefania Proietti e tutti i soci della Fondazione. Umbria Jazz la sento come casa mia" è il commento di Mazzoni che dentro UJ vanta un percorso lungo e articolato: per ben 10 anni, dal 2009 al 2019, è stato vicepresidente esecutivo ai tempi della presidenza di Renzo Arbore e negli ultimi mesi è rientrato nel Cda su nomina del Comune. "Chiunque lavori dentro Umbria Jazz, ci si affeziona – prosegue –. E io aggiungo una passione immensa per la musica, jazz e purtroppo anche rock, come dice Carlo Pagnotta".

Pagnotta cosa ha detto della sua nomina a presidente?

"Con Carlo ci frequentiamo spesso, mi sembrava veramente contento. Ha ancora l’entusiasmo di un ragazzino...".

Ha già pensato alle azioni del suo mandato?

"Il piano esecutivo lo realizzerò insieme al Cda. Nelle prossime settimane inizieremo a riunirci e a stabilire le linee strategiche. Conosco bene e apprezzo tutti i nuovi membri. Siamo in sintonia, siamo amici, ci stimiamo. Sono certo che faremo un ottimo lavoro".

Quale è la principale emergenza su cui intervenire?

"La sostenibilità. Dopo il covid, il costo complessivo dei concerti è aumentato in modo spaventoso, è il doppio o il triplo. Con un budget in continua crescita, diventa un problema mantenere Umbria Jazz a questi livelli. A parte sponsor e Ministero, ci basiamo su fondi pubblici, soprattutto del Comune di Perugia e della Regione. Ci danno un milione di euro e per loro è già un sacrificio. Poi c’è da lavorare sulla comunicazione, per riportare il brand all’estero".

Uj a Perugia non è sostenibile?

"Il problema è che abbiamo pochissime strutture in grado di assorbire i costi. Il Santa Giuliana ci costa 500-600 mila euro l’anno solo per l’allestimento, è un posto meraviglioso, ma troppo piccolo per il rock e troppo grande per il jazz. Il Morlacchi è sempre sold out, servirebbero 300 posti in più. Il festival si tiene per dieci giorni a luglio, se vogliamo un artista, deve passare in l’Italia solo in quel periodo. La formula è bellissima e non si può snaturare ma le difficoltà ci sono".

E le edizioni di Orvieto e Terni?

"Orvieto è una perla, con un ottimo programma, ma anche lì combattiamo con gli aspetti economici. A Terni, la presidente Proietti convocherà le parti per trovare una soluzione al problema. Così com’è non va bene a nessuno".