Perugia, 25 ottobre 2024 – Oltre 8mila tra medici, infermieri e personale sanitario sono pronti a fermarsi in Umbria tra meno di un mese per protestare contro le scelte del Governo Meloni contenute nella legge di bilancio. In Umbria, infatti, tra personale sanitario strettamente inteso e quello tecnico-amministrativo, sono oltre 12mila i dipendenti del comparto pubblico alle dipendenze del Servizio sanitario regionale. E di questo circa i due terzi è composto da coloro che stanno in ospedale o a stretto contatto con i pazienti, i sanitari appunto. Bene, sono prima di tutto i sindacati i sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up che confermano la manifestazione e proclamano lo sciopero nazionale di 24 ore per mercoledì 20 novembre, data per la quale a Palazzo Donini hanno tirato un sospiro di sollievo dato che le elezioni sono fissate per il 17 e il 18. Anche in Umbria infatti la situazione non è diversa dalle altre regioni, con questioni locali che hanno non poca rilevanza sul comparto.
“La Legge di bilancio per il 2025 conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane – scrivono i sindacati – e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi. La manovra prevede un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie ex legge 43/2006. Peraltro si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando. Insomma in sostanza briciole che offendono l’intera categoria”.
“L’aumento di 1,3 miliardi del fabbisogno sanitario nazionale nel 2025 – continuano – ben distante dai 3,7 miliardi annunciati non è sufficiente a ridare ossigeno a un Ssn boccheggiante. L’incremento delle borse di specializzazione meno richieste, sebbene apprezzabile, non sarà di certo sufficiente a convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili”. In Umbria c’è ad esempio la questione delle Scuole di specializzazione che è un’emergenza: alcune – almeno tre – non hanno iscritti al primo anno e rischiano di chiudere. “Si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni e dello sblocco del tetto di spesa per il personale – continuano i sindacati – Si continua a rimandare a un futuro più o meno prossimo la soluzione di un’emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi di provvedimenti realmente risolutivi”. Anche qui ci sono tetti di spesa, come mostra la tabella, che Ospedali e Asl sono costrette a rispettare e che certo non aiutano a migliorare la situazione.