PERUGIA - L’Umbria (insieme alla Basilicata) è la regione più pericolosa in cui lavorare. L’incidenza di mortalità rilevata nel quadriennio ha, infatti, mantenuto queste regioni in zona rossa per quattro anni consecutivi. A svelarlo è l’Osservatorio Vega, sicurezza e ambiente, secondo cui "dalla cronologia della mappatura emerge che le regioni con una popolazione lavorativa più elevata registrano incidenze di mortalità pari o addirittura inferiori alla media nazionale". La nostra regione dunque non è tra queste, mentre è il caso della Lombardia, del Lazio e del Veneto, che pur essendo in cima per numero di occupati, non figurano mai tra le regioni con le incidenze più elevate. L’incidenza in Umbria è pari a 52,5 (non vengono considerati gli infortuni avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro) in piena zona rossa. La notizia positiva è che l’indice è calato rispetto al 2023, quado era pari a 58,1, mentre nel 2021 fu addirittura di 64,5. Ma c’è un altro dato molto significativo e altrettanto scoraggiante che emerge anche in Umbria osservando le denunce totali di infortunio: quello che riguarda i più giovani. Le nuove e generazioni tendono ad infortunarsi maggiormente rispetto ai più anziani senza necessariamente gravi conseguenze. Ciò può essere in parte spiegato da una minore esperienza e allo stesso tempo, da una maggiore reattività.
CronacaUmbria tra le zone più pericolose