
Massimo Giletti sul palco del PalaSì
Folla al PalaSì per il Fege (Festival di editoria e giornalismo emergente), ennesima dimostrazione del fatto che la città sia affamata di cultura e apprezzi come poche alniziative del genere. Massimo Giletti ha ricevuto il Premio Oliviero Beha, sabato nella terza giornata del Festival, emozionando poi la platea. "Servono cultura, coraggio e nessuna ideologia", così Giletti richiamando l’etica del giornalismo e il dovere di restare indipendenti. Ha spiegato di aver accettato con convinzione il riconoscimento proprio perché ispirato a una figura come quella di Oliviero Beha: "Beha è stato un modello di libertà, di coerenza, di coraggio. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di esempi come il suo". Poi, accantonando per un attimo la veste pubblica, Giletti si è mostrato nel suo lato più autentico. Visibilmente commosso, ha raccontato il dispiacere provato per la chiusura improvvisa del suo programma su La7, non tanto per sé – "io ho le spalle larghe" ha detto – quanto per le oltre trenta persone del suo team rimaste senza lavoro. "Ma il passaggio più toccante è arrivato quando ha ricordato Filippo, un giovane morto mentre stava lavorando su un’inchiesta legata a Matteo Messina Denaro - è il resoconto del suo intervento – . Giletti ha confidato il suo rimpianto più grande: non aver avuto il tempo, a causa della chiusura del programma, di approfondire fino in fondo quella storia. Ed è stato in quel momento che ha aperto il cuore ai ternani, mettendo da parte il ruolo del conduttore e mostrandosi per quello che è: un uomo profondamente coinvolto, capace di emozionarsi, di condividere fragilità, memoria e valori".
Ha poi voluto rendere omaggio al valore di un evento come il Fege, riconoscendo "quanta fatica ci sia dietro" un festival così articolato, costruito con cura, passione e visione. Un riconoscimento che dà ulteriore prestigio al lavoro di Sauro Pellerucci, presidente del Fege, padrone di casa al PalaSì!, e di Piero Muscari, fondatore del festival e direttore artistico, che insieme hanno dato vita a uno spazio unico di confronto e crescita.
"Il Fege non è solo un festival – sottolineano gli organizzatori – . È un laboratorio di pensiero. Un luogo dove il giornalismo si mette a nudo, tra memoria, attualità e nuove sfide. E la giornata del 29 marzo lo ha dimostrato con forza: quando l’informazione è fatta con rigore, coraggio e passione, sa ancora parlare alle coscienze". Il Festival è proseguito anche ieri con un incontro finale con cittadini, istituzioni, organizzatori "per discutere e riflettere insieme su questa e la prossima edizione".