Perugia, 22 dicembre 2020 - E d’improvviso il mondo scopre l’incubo-mutazione del Covid-19. Ma cosa sappiamo di questa variante inglese? È solo più veloce nei contagi o anche più letale? "A dire il vero sembra tanto una tempesta in un bicchier d’acqua – risponde la professoressa Luigina Romani, immunologa dell’Unipg nonchè una delle scienziate più citate al mondo –. Mi spiego, non è la prima nè tanto meno sarà l’ultima. La mutazione in sè vuol dire solo che il virus fa il virus, ovvero si adatta all’ospite che trova. Il che in microbiologia significa che più si tramette e meno è aggressivo".
Quindi non dobbiamo preoccuparci? "Diciamo che a tutt’oggi, sappiamo che questa variante non è più letale delle precedenti". Sarà necessario rivedere gli studi sui vaccini? In altre parole saranno meno efficaci? "È altamente improbabile. Intanto perchè i vaccini sono contro una molecola complessa come la ’spike’ e una mutazione in un pezzetto di questa proteina non cambia le cose. Se anche uno degli epitopi antigenici muta non c’è motivo per pensare che il sistema non possa riconoscere gli altri. Tuttavia verificheremo". L’allarme lanciato dall’Inghilterra ha indotto l’Europa a bloccare i voli da e per Londra. Basterà a frenare la diffusione della virus mutato? "No, quando a marzo decisero di chiudere i voli comparve su Science un articolo dell’Università di Harvad che diceva che la chiusura dei voli è la misura che incide meno. Il virus circola senza passaporto". Ma dobbiamo proteggerci? "Certo, dobbiamo continuare a indossare mascherine e a mantenere il distanziamento ma finchè non raggiungeremo l’immunità di gregge il Sars Cov-2 continuerà a circolare e a colpire prima di sparire". Insomma, dobbiamo continuare a convivere col virus. "Esatto. Previsioni sul futuro? Difficili. Faccio questo mestiere dal ’74, ho visto altri coronavirus che sono stati più virulenti ma sono scomparsi prima. Questo ha la tendenza a endemizzare, come quello influenzale. Ne abbiamo anche discusso con i colleghi. Fare una previsione medica però è complicato". Vaccinarsi è giusto? "Sì. Questi vaccini sono stati sviluppati in un tempo formidabile ma sappiamo che le condizioni in cui ciò è avvenuto sono state ottimali e con le migliori garanzie tecnologiche. Certo, non conosciamo gli effetti a lungo termine, ma il rapporto rischi-benefici è senz’altro a favore di questi ultimi anche perchè in ballo non c’è più solo un valore medico ma anche economico e sociale. Insomma, la vaccinazione non si discute, va fatta alle categorie più a rischio, ai sanitari e agli over 60. Risparmierei i giovani, che sono meno colpiti e sono stati fin troppo colpevolizzati rispetto alla diffusione pandemica". Ma chi ha avuto il Covid può tornare ad infettarsi? "Nature, la rivista scientifica più autorevole al mondo, non lo esclude. Ma c’è un gran punto interrogativo sul perchè. Ad oggi non sappiamo se il soggetto che contrae di nuovo il Covid sia mai guarito dalla prima infezione. Così come non sappiamo ancora bene quanto sia duratura l’immunità. Il fatto che i giovani non si ammalano significa che si immunizzano. In generale comunque chi contrae il virus difficilmente si reinfetta. Chi sviluppa anticorpi protettivi, e la terapia con il siero dei convalescenti lo dimostra, non dovrebbe contrarre di nuovo il virus anche se mutato. Ma sono in corso di valutazioni così come accadrà con i dati che verranno raccolti dopo la vaccinazione". Potremmo ipotizzare altre ragioni dietro all’allarme inglese? «La situazione è fuori controllo» ha detto il ministro... "Diciamo che anch’io mi sono chiesta come mai la notizia sia stata evidenziata solo ora visto che la variante è stata isolata in settembre. Comunque ripeto, la cosa non cambia nulla sia dal punto di vista profilattico che terapeutico. Potrà essere utile studiarla in laboratorio ma non mi pare questo al momento l’obiettivo principale".