PERUGIA - Ventidue abitanti su 1.000 in Umbria (circa 19mila persone) vivono in una casa popolare. Dato un po’ più basso della media, che è pari a 25, ma che nella nostra regione è destinata ad arrivare fra quindici anni a quota 26 ogni mille residenti. E’ uno dei dati emersi ieri da una ricerca della Azienda territoriale per l’edilizia residenziale con Sda Bocconi dal titolo: "Il valore generato da Ater Umbria: una prospettiva integrata" i cui risultati sono stati presentati ieri nel corso di un convegno al Dipartimento di Scienze Agrarie.
Uno degli elementi emersi è che Ater attrae ed esprime una buona capacità di utilizzo delle risorse pubbliche, dato che il 63% dei lavori banditi nel 2023 fa riferimento a risorse stanziate da fondi nazionali (Pinqua e Pnrr). Nel complesso l’Agenzia ha bandito lavori per 50 milioni sempre nel 2023. E sono buone le risposte date ai cittadini, visto che 13,7 mesi è il tempo di riassegnazione dell’alloggio, a fronte della media nazionale di 18 mesi, di cui 2 mesi di sola riattazione dell’alloggio, contro i 2,5 mesi della media nazionale.
Ater contribuisce alla sostenibilità economica e sociale dei Comuni: il 59% dei lavori banditi nel 2023 è per conto di altri enti locali e 2,4 milioni sono i risparmi stimati per i Comuni umbri grazie agli sfratti evitati da Ater Umbria attraverso lo strumento dei piani di rientro. Ma altre risposte sono arrivate dall’indagine, come ad esempio che è dell’80% in meno, il valore del canone Ater rispetto ai dati medi di mercato, o che l’82% degli inquilini dice che è unica soluzione per vivere nel Comune dove risiedono.
"Oggi vogliamo ricordare - dice il presidente Emiliano Napoletti - che tutto quello che è stato fatto è stato nell’ottica di generare valore pubblico, in un settore dove solo il pubblico può dare un contributo di natura inestimabile".