Perugia, 1 agosto 2017 – C’è un video agli atti dell’inchiesta che ha travolto l’ormai ex primario di chirurgia pediatrica, Antonino Appignani, raggiunto anche da un nuovo avviso di garanzia per corruzione, reato per cui è indagato insieme al suo segretario, Gian Claudio Pellico, e al suo vice, attualmente primario facente funzioni del reparto, dottor Mirko Bertozzi. In quel video si vedono Appignani e Pellico. Il secondo consegna al primo una busta in cui, secondo gli inquirenti, ci sarebbero cinquemila euro con cui l’ex primario sarebbe stato corrotto e portato a fare atti contrari ai suoi doveri d’ufficio.
Era lo scorso 2 maggio. I carabinieri di Assisi avevano piazzato le microcamere in seguito alla denuncia del professor Alfredo Garzi, il chirurgo pediatrico che si sarebbe ribellato alle richieste di denaro illecito dell’allora primario Appignani. Vedono la consegna praticamente in diretta, ma non intervengono.
Chiederanno conto di quella busta a Pellico solo dopo l’arresto in flagranza di Appignani del 19 maggio scorso, quando cioè i militari lo fermarono con tremila euro in banconote fotocopiate da loro stessi e consegnate al primario da Garzi. Secondo la denuncia, Appignani pretendeva quei soldi (una tranche di seimila totali) per rinnovare una convenzione tra ateneo perugino e università di Salerno che ha permesso a Garzi stesso di lavorare a Perugia.
Quando Pellico compare la prima volta davanti ai carabinieri, tace e cerca di minimizzare. Un paio di settimane dopo però ci ripensa e si ripresenta in caserma, raccontando, sembrerebbe, che quei soldi erano da parte di Bertozzi e che non erano quelle le uniche ‘buste’ recapitate ad Appignani. Lo stesso Bertozzi invece, sentito dagli inquirenti, avrebbe negato di aver mai pagato mazzette al suo superiore.
Domenica i carabinieri guidati dal maggiore Marco Vetrulli si sono presentati a casa di Bertozzi di buon mattino e, dopo aver perquisito casa sua, lo hanno fatto salire in una delle auto di servizio per condurlo in ospedale, dove è stato perquisito il suo studio e quello di Pellico. I militari, coordinati dal pm Mario Formisano, hanno sequestrato documenti e supporti informatici e adesso scatta la fase due dell’inchiesta, con l’analisi dei materiali. Pellico è difeso dagli avvocati Andrea Vignaroli e Andrea Annibali, mentre il dottor Bertozzi si è affidato a Marco Angelini e Filippo Calabrese.