Perugia, 16 febbraio 2019 - Una violenza difficile anche da raccontare. Perché l’uomo condannato ieri mattina con il rito abbreviato dal giudice Valerio D’Andria a quattro anni di reclusione (con lo sconto di un terzo per la scelta del rito) era accusato di aver violentato la nipotina di appena quattro anni, filmando gli atti sessuali con un telefonino e poi conservando in memoria video e foto di tanto scempio. L’uomo, residente nel Folignate, di cui non riveliamo il nome per tutelare la piccola vittima, era stato arrestato nel 2017 in seguito a un’indagine svolta da polizia e carabinieri.
Era stata infatti la moglie a presentarsi in caserma, denunciando il ritrovamento di una chiavetta in cui erano state salvate le immagini-choc. Di lì la procura di Spoleto (pubblico ministero Gennaro Iannarone) aveva delegato la polizia postale ad eseguire sui supporti informatici dell’uomo un preview informatico nell’ambito di una perquisizione in casa. Da telefoni e pc erano venuti fuori i video dello scandalo che risalivano a due anni prima (gli abusi sarebbero stati commessi nel 2015). Abbastanza per farlo finire in cella per detenzione di materiale pedo-pornografico.
Il fascicolo, di competenza della Direzione distrettuale antimafia, era poi stato trasmesso alla procura di Perugia dove, nei giorni scorsi, il pm Reale (che ha ereditato il caso dal collega) aveva chiesto il rinvio a giudizio. Poi la scelta difensiva di essere processato con l’abbreviato. La famiglia della bambina si era costituita parte civile. L’uomo è accusato di aver commesso abusi sessuali sulla nipotina che gli era stata affidata per ragioni di cura e custodia e approfittando dello stato di soggezione piscologica della bambina che costringeva a subire ripetuti atti sessuali. Atti di cui conservava foto e filmati appositamente confezionati. Un orrore, l’ennesimo, ai danni di un minore.
Eri.P.