SILVIA ANGELICI
Cronaca

Violenze a Perugia, in 5 mesi quasi 100 donne in ospedale

Cinquanta avevano subìto abusi sessuali. I dati-choc sono emersi nel corso dell’incontro promosso dall’inner Wheel

Perugia, 29 maggio 2022 - "Il primo schiaffo è arrivato mentre ero incinta della primogenita. Poi ancora botte, la sopportazione mista alla paura, silenzi per non peggiorare la situazione, fino al pugno che ha sfondato il timpano della seconda figlia. Il referto al Pronto soccorso, la richiesta di separazione, finalmente la libertà da un uomo violento che ci aveva tolto la voglia di vivere". Questa è la storia di Anna. E’ venuta ad ascoltare l’incontro organizzato dall’Inner Wheel di Perugia su un tema che le stava molto a cuore. Si è infatti parlato di violenza di genere e di come uscirne, grazie all’impianto normativo, repressivo e alla rete sociale, oggi in grado di contenere, almeno in parte, un fenomeno che non accenna a diminuire. Anzi...

"Da gennaio a maggio al Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia ci sono stati 94 accessi di donne che avevano subìto violenza. Nasi spaccati, fratture agli arti, costole rotte, e una cinquantina di abusi sessuali", riferisce la professoressa Patrizia Moretti, psichiatra della task force ospedaliera che si occupa dei casi di violenza. Moretti, tracciando la figura del “carnefice“, ha spiegato che il conflitto è un aspetto imprescindibile delle relazioni umane, ma non deve mai trasformarsi in violenza. Un conto è l’aggressività, un conto è la violenza. "Quest’ultima – dice Moretti – è uno squilibrio di potere, che può manifestarsi in più forme, dalle molestie verbali o fisiche, allo stupro, fino al femminicidio. Passando per lo stalking, il bullismo, gravidanze o aborti forzati". Poi è emerso un fenomeno che forse era rimasto sottotraccia, abituati a circoscrivere l’orrore tra le pareti domestiche. E invece no. Anche al lavoro si può essere vittima di violenza. "Le ostetriche – riferisce Moretti – sono la categoria sanitaria più esposta. Vengono minacciate e aggredite nell’esercizio delle loro funzioni da mariti, compagni, madri delle pazienti: diventano bersaglio delle loro apprensioni". Ma chi c’è dunque dalla parte delle donne? "L’impianto legislativo – racconta l’avvocato Maurita Lombardi, che fa parte dell’associazione LiberaMente donna – è ben strutturato. Abbiamo dalla nostra la Costituzione, la Convenzione di Istanbul e il Codice Rosso".

Ma il sistema presenta spesso delle falle. Non sempre chi ha sporto denuncia riesce ad arrivare viva alla sentenza. In mezzo ci sono i Centri antiviolenza. In Umbria ce ne sono 5. "Quello di Perugia – riporta Lombardi – ha ospitato una quarantina di donne nel 2021, 352 le richieste d’aiuto, molte però non hanno avuto seguito". La battaglia per la parità però oltre che di leggi deve nutrirsi di una nuova cultura. Quella delle parole e della prevenzione. "Noi dell’Inner – conclude la presidente Olivia Minelli – oggi siamo qui per dare voce a questo fenomeno. Perché ogni storia dimenticata o taciuta può alimentare la scia di sangue. E nessuno può più ignorare".