Violenza sulla bambina. Ecco come l’animatore alla fine è stato incastrato

Portato in carcere il 33enne di Jesi accusato di abusi su una piccola di sei anni. Nel referto clinico due ematomi che la minore presentava al momento della visita.

Violenza sulla bambina. Ecco come l’animatore alla fine è stato incastrato

Violenza sulla bambina. Ecco come l’animatore alla fine è stato incastrato

Il Dna di Gabriele Priori è stato preso da una bottiglietta d’acqua sequestrata nel suo bungalow, poi confrontato con le tracce biologiche isolate sulle mutandine del costume della piccola vittima. Così gli inquirenti non hanno avuto dubbi: lo spaventoso racconto della turista di sei anni ha trovato il suo granitico riscontro. Non solo, il racconto fatto al papà e finito nella denuncia raccolta dai carabinieri il pomeriggio di Ferragosto è stato identico a quello pronunciato dalla piccola qualche ora più tardi, quando all’ospedale di Perugia una ginecologa e una psicologa si sono prese cura di lei, con tutte le attenzioni del protocollo specifico in presenza di presunti abusi sessuali.

La bambina con il fratellino più grande e il papà stava villeggiando in un camping sul lago Trasimeno, ha detto che l’animatore con cui giocava poco prima a bordo piscina l’aveva portata nel suo alloggio e si era spogliato nudo davanti a lei. La bimba piange ed è molto scossa, sia quando nell’immediato incontra il padre che la sta cercando in campeggio, sia più tardi quando incontra i medici.

Nel referto clinico ci sono anche indicati due ematomi che la minore presentava al momento della visita, anche quelli - secondo gli inquirenti - sono testimonianza della violenza subìta. Così è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il Gip Piercarlo Frabotta ha disposto l’arresto del 33enne di Jesi, misura che ieri è stata aggravata con il trasferimento in carcere ad Ancona. A pesare sulla sua posizione c’è anche l’evasione dagli arresti domiciliari che lo stesso padre (ex carabiniere) dell’indagato ha denunciato nella giornata di giovedì e da ieri c’è anche la denuncia per la resistenza durante l’arresto: quando Priori ha spruzzato dello spray urticante sul volto del militare arrivato a prelevarlo. L’avvocato Stefano Migliorelli sostiene che il suo assistito "oltre alla patologia legata attrazione incontrollabile nei confronti di bambini piccoli, soffre anche di una forma di narcisismo – ha spiegato – pensa di essere dalla parte del giusto e di non fare nulla di male. Speriamo che con la detenzione arrivi anche una cura specialistica per il suo tipo di problema. Noi lo abbiamo chiesto e il giudice lo ha accolto, chiedendo il trasferimento nel carcare di Bollate dove opera il dottor Paolo Giulini".

Una vicenda drammatica che adesso riapre un dibattito a livello nazionale su due fronti: da un lato la necessità di centri specializzati per accogliere in cura questa tipologia di detenuti e dall’altro la proposta di una legge (già avanzata dal presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria Marco Squarta) che imponga ai datori di lavoro che si occupano di attività che coinvolgono donne e bambini, di acquisire i casellari giudiziari e carichi pendenti dei propri collaboratori prima della loro assunzione.

Sara Minciaroni