La categoria professionale degli assistenti sociali risulta, anche in Umbria, fra le più esposte a violenze e stress, specialmente dopo i casi di cronaca che hanno messo sotto pressione il settore e i suoi operatori. Non solo sanitari, medici e infermieri insomma, finiscono sempre più spesso nel mirino delle aggressioni verbali e fisiche da parte di pazienti, familiari o amici degli stessi malati, ma anche operatori in prima linea come gli assistenti sociali. E la nostra regione non è esente a questo fenomeno.
Per rispondere a questa criticità, la Scuola umbra di amministrazione pubblica, su richiesta dei Comuni di Terni, Perugia e Foligno, ha attivato dunque, percorsi di supervisione destinati a tutti i professionisti dei servizi sociali comunali del territorio regionale. L’obiettivo è proprio quello di prevenire il burnout e migliorare allo stesso tempo l’efficacia dei servizi offerti.
"La nostra professione è spesso lasciata sola a gestire situazioni delicate, come l’allontanamento di minori o la valutazione della genitorialità" spiega Cinzia Morosin, presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali dell’Umbria, in un comunicato diffuso dalla Scuola Umbra. "Il percorso di supervisione – aggiunge la presidente – nasce dall’esigenza di supporto, per riflettere sull’impatto emotivo e organizzativo dei casi trattati e migliorare il metodo di lavoro. Non possiamo permettere che il burnout e la violenza compromettano la qualità del servizio ai cittadini".
Grazie alle risorse del Pnrr e ai nuovi Livelli essenziali delle prestazioni sociali, è in corso di realizzazione un progetto di supervisione definito unico per approccio e portata. L’intervento coinvolge gli oltre 200 assistenti sociali attivi in tutta la regione, dai comuni capofila di zona sociale alle realtà più periferiche. Il modello riflessivo e partecipativo integra aspetti metodologici, emotivi e organizzativi, per un totale di 1.365 ore previste nel triennio 2023-2025.
"Durante le supervisioni - spiega in conclusione Morosin -, un esperto esterno ci aiuta a valutare situazioni complesse, lontano dall’urgenza quotidiana che spesso costringe a decisioni affrettate. Questo migliora non solo la consapevolezza professionale, ma anche la capacità di proporre cambiamenti organizzativi".