Spoleto (Perugia), 1 novembre 2019 - Ventidue anni in un container. Un quarto della sua vita. Dal terremoto del ’97, scavalcando un altro sisma, un’altra tragedia, altri ritardi nella ricostruzione. E adesso Albertina, 90 anni, è finita pure indagata dalla procura della Repubblica di Spoleto per non aver ottemperato all’ordinanza di sgombero del Comune di Valtopina che la vuole fuori dalla casetta di latta – ormai a lei tanto cara – nonostante ci siano da finire ancora alcuni lavori nella sua abitazione di Giove e l’anziana non voglia dover traslocare prima alle case popolari per poi rifare fagotto e tornare finalmente a casa.
È un’altra storia dell’assurdo quella che arriva dal paesino umbro: 40 anime in tutto. Una vicenda condita di ritardi, incompetenze, inadempienze e tanta burocrazia. «Avvocato adesso mi arrestano?» ha detto Albertina Menichelli, classe 1929 al legale Maria Antonietta Belluccini che la difende, quando si è vista notificare dalla procura l’avviso della conclusione delle indagini. Alla sua età è difficile che assista alla fine dell’eventuale processo a suo carico ma il nodo è un altro. «Vorrei vivere l’ultimo tempo che mi resta con un pò di tranquilla». E invece è un pezzo che tribola. Deve ancora pagare la maggior somma per l’esecuzione dei lavori (42mila euro quando la sua casa ne vale meno) con una pensione di 500 euro al mese, attendere che vengano sanati i «vizi e difetti» evidenziati al momento della riconsegna dell’alloggio e combattere a suon di carte bollate con il Comune, e ora anche con la magistratura.
Tutto inizia con il terremoto del ’97. La casa lesionata, il container assegnato. La prima ditta che si occupa dei lavori per il consorzio costituito obbligatoriamente fallisce, ne subentra un’altra. Il Comune di Valtopina – a fronte dei contrasti tra proprietari e ditta – si sostituisce ai residenti. Seguono anni di denunce, sequestro del cantiere, sospensione dei lavori ordinata dalla provincia di Perugia. Il Comune fa causa alla ditta e ne subentra una terza.
Nel 2017 arriva il certificato di «Regolare esecuzione» e con la fine dei lavori pure le somme da pagare. Albertina deve sborsare 42mila euro per la restituzione delle somme messe a disposizione dalla Regione Umbria con lo speciale Fondo. A vent’anni dal sisma l’anziana rientra a casa con un geometra che contesta vizi e difetti nella casa ristrutturata in vent’anni: dalle tracce di umidità, agli impianti non completi, compreso quello elettrico non funzionante – denuncia Albertina –, l’assenza di coprifili alle finestre, la mancanza del battiscopa. Niente di tragico, verrebbe da dire, ma non dopo tutto questo tempo. E così scatta un altro ricorso al tribunale civile perché accerti le mancanze o «magagne». Nel frattempo i figli di Albertina fanno presente al Comune che a fronte dell’età avanzata della madre – affetta anche da Alzheimer – per la «sopravvivenza» della donna non è consigliabile sottoporla a un altro trasloco, come proposto dall’amministrazione che la trovato posto alle case popolari. A luglio però arriva l’ordinanza di sgombero. Albertina non vuole lasciare il container. A ottobre gli atti finiscono in procura. E ora ecco l’avviso di garanzia. Terremotata sì e pure indagata. Difficile comunque farle cambiare idea. «Questa ormai è la mia casa da ventidue anni». «È una vicenda senza fine. L’aspetto più triste è che si colpisce una donna di 90 anni che a 22 anni dal sisma non è riuscita a riavere la sua casa», spiega il legale.
Diversa la versione del sindaco di Valtopina, Lodovico Baldini, in sella solo dal 2017. «Dopo ventidue anni di errori spero di essere il sindaco che faccia tornare a casa la signora Albertina. Nell’ordinanza non c’è alcun intento punitivo, ma il dovere di evitare che Albertina trascorra un altro inverno nel container che peraltro è senza manutenzione perché ormai la Regione ha chiuso il capitolo-spese. Se mi danno l’opportunità sono pronto con la ditta a terminarle i lavori in casa, anche da domattina (stamattina, ndr ) per sanare i vizi, ma l’Accertamento preventivo ci ha bloccato l’accesso da un anno». © RIPRODUZIONE RISERVATA