REDAZIONE UMBRIA

"Vivere a Norcia è ormai più un atto di fede che di coraggio"

Il grido d’allarme del Comitato Rinascita: ’In tanti se ne stanno andando: inevitabile quando il territorio diventa povero di servizi’

L’intervento è riuscito ma il paziente è morto. A Norcia si rischia il grande paradosso. I tempi lunghissimi della ricostruzione remano contro e la città, in attesa che aprano tutti i cantieri, perde pezzi. Sforzi e accelerazioni cercano di neutralizzare i ritardi, ma non è facile. E la grande paura di veder morire il territorio, in questi oltre cinque anni dalle terribili scosse del 2016, ha sempre trovato voce anche nei comitati popolari. Per questo l’arrivo di Mattarella a Norcia, il prossimo 25 febbraio, induce riflessioni amareggiate nel Comitato Rinascita Norcia.

"Ormai vivere qui è più un atto di fede che di coraggio. Il prossimo agosto saranno 6 anni dalle prime scosse a Norcia – dice Rosa Maria Marini, del Comitato – e la città è sulla via dell’abbandono. Una parte della ricostruzione privata è lentamente partita ma deve partire anche quella pubblica. Intanto però la città sta diventando fantasma. Molta gente se n’è già andata perchè inevitabilmente Norcia non offre più quello che offriva prima. E sono ormai anni che è così e altri anni passeranno prima di rivedere case e servizi com’erano, magari meglio. Questa ormai – prosegue Marini – è una comunità che non ha un ospedale, che ha ancora sedi provvisorie per le scuole, che non ha laboratori e impianti sportivi adeguati alle esigenze degli studenti, per i quali mancano anche spazi di aggregazione e socialità. L’unico momento di socialità, lo dico anche da insegnante, finisce per essere la scuola stessa e poi c’è solo computer, telefonino e televisione, situazioni che rischiano anche di sviluppare dipendenze, non creano giusti spazi di espressione e di sfogo per i ragazzi. Per il nuovo polo scolastico, un maxi-progetto, i tempi di realizzazione saranno lunghi, ci vorranno ancora anni nei quali i nostri studenti non avranno le stesse condizioni di altri ragazzi". Altro punto dolente sono i servizi sanitari, che in un territorio isolato come il nostro dovrebbero garantire comunque la salute, invece sono ridotti al minimo, con poco personale, quando c’è un problema ci trasferiscoo con l’ambulanza negli ospedali vicini, che comunque sono a chilometri. Anche per la Basilica di San Benedetto, dove il cantiere è stato aperto, ci vorranno anni per vederla riaperta e sono lesionate e inagibili anche tutte le altre chiese. Non solo, è chiuso il Teatro, sono chiusi la biblioteca e il palazzetto dello sport. Anche le associazioni culturali non hanno luoghi dove ritrovarsi, Il Centro Boeri è chiuso per le note vicende, sotto sequestro.

Di questa nostra città è rimasto ben poco, per questo in tanti via via se ne vanno, quando una comunità non ha più i servizi fondamentali è chiaro che inizia la fuga. L’unica cosa che è rimasta – aggiunge la rappresentante del Comitato Rinascita – è il paesaggio, quello nessuno può portarcelo via. Paesaggio e prodotti tipici sono le poche cose ancora a disposizione anche dei turisti. Già, perchè Norcia viveva di turismo...adesso anche i posti letto sono di meno. Ecco, di tutto questo vorremmo parlare con il Presidente Mattarella".

Pa.Pe.