LUCA FIORUCCI
Cronaca

“Zio-orco“ chiede il rito abbreviato. È accusato di violenza sessuale. Cinque anni di abusi sulla nipotina

L’uomo terrorizzava la bambina sostenendo che se avesse raccontato qualcosa i suoi genitori si sarebbero ammalati gravemente. Il 47enne avrebbe tentato di pagare i genitori per mettere tutto a tacere.

“Zio-orco“ chiede il rito abbreviato. È accusato di violenza sessuale. Cinque anni di abusi sulla nipotina

L’imputato ha chiesto,. tramite i suoi avvocati, di poter essere giudicato con rito abbreviato

Ha chiesto di poter essere giudicato con rito abbreviato, il 47enne romeno accusato di aver abusato a lungo della nipotina minorenne. Ieri l’udienza con giudizio immediato per violenza sessuale, nel corso della quale i difensori dell’indagato, gli avvocati Melissa Cogliandro e Ilario Taddei, hanno chiesto al pm di poter usufruire del rito alternativo e che il loro assistito venga giudicato allo stato degli atti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, lo zio avrebbe approfittato della nipotina che gli veniva spesso affidata, quando la piccola andava a dormire a casa sua, abitava anche vicino, o era lui ad andare a casa dei parenti. Violenze che, sempre secondo l’accusa, si sarebbero protratte per almeno cinque anni, nel silenzio della presunta vittima, terrorizzata, stando a quanto ricostruito, dall’indagato che l’avrebbe convinta a non rivelare a nessuno quello che accadeva per non rischiare che i suoi genitori potessero avere conseguenze. In base alle indagini, infatti, è emerso che l’uomo avrebbe “ricattato“ la bambina convincendola che se avesse parlato i suoi genitori si sarebbero ammalati gravemente.

Numerosi i messaggi che indagato e presunta vittima si sarebbero scambiati, messaggi ritenuti espliciti che il 47enne avrebbe anche provato a cancellare dal suo cellulare, ma che gli investigatori erano riusciti a recuperare. Messaggi nei quali l’uomo l’avrebbe minacciata fingendosi una sorta di mostro, facendole anche sentire degli audio con delle finte “testimonianze“ di bambine che, parlando, sarebbero andate incontro alle conseguenze annunciate. Durante gli accertamenti, l’indagato avrebbe anche cercato di allontanarsi all’estero e avrebbe offerto del denaro ai genitori della bambina per “chiudere un occhio“ sull’accaduto.

Le violenze erano emerse quando la bambina aveva trovato il coraggio di raccontare il suo incubo alla madre, un incubo, come detto, tenuto nascosto a lungo nel terrore delle conseguenze minacciate. Da quella confessione, le indagini che avevano portato ben presto la vicenda in un’aula di tribunale.