di SOFIA COLETTI
Assisi, 17 settembre 2017-L’horror, la sacralità e l’erotismo secondo Dario Argento. Il maestro del brivido torna nella ‘sua’ Umbria («mio padre era di Perugia e io sono molto legato alla regione») con una spericolata e appassionante operazione: la regia di «Salomè», opera lirica tratta da Oscar Wilde, nella Basilica Superiore di San Francesco, con prima assoluta sabato 14 ottobre, alle 21.
Eccolo, il colpo grosso del progetto «Omaggio all’Umbria» ideato e diretto da Laura Musella che ieri a Perugia ha voluto raccontare, insieme ai protagonisti, quello che definisce «un momento magico, un evento a cui tengo moltissimo». Sarà un’opera in un atto per soli, coro e orchestra, con musica di padre Giuseppe Magrino, direttore della Cappella Musicale della Basilica di San Francesco in un testo liberamente tratto dalla ‘Salomè’ di Wilde. L’Orchestra è quella dei Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino, diretti da Domenico Pierini, i cantanti sono giovani ma già affermati artisti umbri: Tullia Mancinelli, David Sotgiu, Monica De Rosa, Mauro Corna, Claudio Rocchi, Daniele Bonacci.
Ovvio che l’interesse e la curiosità maggiori siano tutti per la visione che ne offrirà il celebre regista. Sguardo gentile e sorriso mite, un’immagine agli antipodi rispetto ai suoi film di culto, Argento ha raccontato con entusiasmo il lavoro, senza anticipare nulla di quello che si vedrà. «Devo ancora studiarci sopra» ha detto ribadendo il legame con il Cuore Verde. «Sono mezzo umbro, amo Perugia e Assisi, questo progetto mi è apparso subito vicino». Preoccupazione e orgoglio si mescolano. «Sarà una prova molto difficile, perché la rappresentazione è in forma semiscenica, con personaggi quasi fermi, con piccoli movimenti, senza costumi. Un problema, per me è la prima volta, spero di essere all’altezza del testo e di poter suscitare ugualmente emozioni nel pubblico». Un’anticipazione, però, la regala: nell’opera non ci sarà la celeberrima danza dei sette veli di Salomè. «E’ troppo morbosa – spiega – non si può rappresentare nella Basilica di San Francesco, cercherò di farla immaginare».
Ma c’è anche, fortissimo, «l’orgoglio di fare quest’opera in un contesto così bello come la Basilica, sotto gli affreschi e gli occhi di Giotto. I quadri per me sono vivi, ci guardano e ci giudicano». Nessun dubbio, poi, sulla scelta del testo di Oscar Wilde. Il regista e lo stesso padre Magrino lo preferiscono a quello di Flaubert, troppo romantico. «Questo è carnale, attuale, con una potenza e un’immaginazione sopra le righe». E mentre il regista ribadisce l’amore per la lirica che torna spesso nel suo cinema («merito di mia nonna che aveva un palchetto all’Opera di Roma»), si delineano i contorni di un’operazione che ha il sostegno del Ministero, della Regione rappresentata dalla presidente del consiglio umbro Donatella Porzi, della Fondazione CaRiPg e poi del Comune di Assisi e del Sacro Convento. Nell’ambito dell’«Omaggio all’Umbria» per valorizzare, ha detto Laura Musella, i giovani musicisti e il patrimonio della regione, col patrocinio dell’Unicef.