«Due anni fa sono stato colpito da un ictus. E’ stata dura ma sono qui e mai avrei pensato di scrivere un libro». E invece Raffaele Guadagno, dipendente del ministero della Giustizia, ce l’ha fatta. Eccome. Insieme al giornalista Alvaro Fiorucci ha ‘rispolverato’ le oscure trame dell’omicidio di Mino Pecorelli e riletto l’immensa mole di atti del processo contro Giulio Andreotti. Insieme hanno dato vita a ‘Il Divo e il giornalista’, presentato a ‘Tra-Me’ davanti a una platea mai così nutrita. Pagine di verità attorno a uno dei casi più inquietanti del secolo.
«Davanti a un caffè siamo giunti alla conclusione che nessuno aveva mai più parlato del processo, il cui filo conduttore è l’affare-Moro», spiega Guadagno. Il volume mette insieme le sentenze (l’ultima di Cassazione annulla le condanne) e il dietro le quinte dell’inchiesta, con due prefazioni d’eccezione: quelle di Fausto Cardella, procuratore generale a Perugia, e di Alessandro Cannevale, procuratore a Spoleto, che sostennero l’accusa contro Andreotti, l’ex magistrato Vitalone, l’ex Nar Carminati e i mafiosi Badalamenti e Calò. «Speriamo che questo libro lasci un segno», spiega Guadagno. «C’è stata volontà di tenere sottotraccia questo caso: finito il processo, dimenticato Pecorelli», aggiunge Fiorucci. «Ammazzato perché era un giornalista scomodo», commenta il cugino, Fulvio Pecorelli.