STEFANO CINAGLIA
Economia

Acciaieria, dalla crisi alla rinascita. Burelli: "Così abbiamo cambiato la fabbrica"

L'amministratore delegato di Ast parla a tutto tondo: dai conti a Tata Steel

L'amministratore delegato di Ast, Massimiliano Burelli

Terni, 21 giugno 2017 - Tre anni fa esplodeva la vertenza Ast, con scioperi a raffica, blocchi alle portinerie, esuberi, cortei e anche scontri. Ora l’azienda di viale Brin guarda il mercato dell’acciaio italiano e internazionale da un angolo privilegiato. Non è stato facile, non è stato indolore e non era scontato. «Acciai speciali Terni raccoglie risultati positivi e opera in relativa serenità in un contesto difficile – commenta con orgoglio l’amministratore delegato Massimiliano Burelli –, basterebbe guardare alle situazioni di Piombino e Taranto, a noi più vicine». Da poco più di un anno alla guida di viale Brin, Burelli ha preso il testimone lasciatogli da Lucia Morselli e ha traghettato l’Acciaieria al primo «utile» dopo anni di perdite.

«AST AVEVA accumulato 800 milioni di perdite in cinque anni – continua l’ad– e questo non va dimenticato. Ora l’ultimo bilancio si è chiuso con un risultato positivo di 4,4 milioni. E’ un ‘piccolo’ utile, che sana però una situazione anomala. Un risultato raggiunto non solo grazie alle condizioni del mercato, ma anche intervenendo sulle inefficienze e scoprendo frodi come quella del rottame. Abbiamo aumentato i controlli e migliorato i processi di acquisto, privilegiato la puntualità delle consegne e la diminuzione dei reclami. In generale abbiamo ottimizzato procedure e processi produttivi applicando la logica del miglioramento continuo, con strumenti aziendali innovativi per la siderurgia, comuni invece all’automotive». Si procede però ad occhi aperti, sia verso l’estero che sulle dinamiche interne. «Tra i temi fondamentali – prosegue Burelli – c’è il dumping sui prodotti provenienti dalla Cina, che al momento hanno un costo del 25% inferiore ai nostri. Per me i dazi devono assolutamente rimanere, anche se immagino che da qui a dieci anni la Cina verrà riconosciuta come economia di mercato. Quindi bisogna organizzarsi fin da ora. Non è un mistero che ThyssenKrupp tratti e abbia trattato con Tata Steel per un’eventuale fusione, probabilmente non solo con Tata. In ogni caso Tata non ha produzione di acciaio inossidabile in Europa e la fusione riguarderebbe l’acciaio al carbonio, che noi non produciamo. Non so dire se e quando la trattativa potrà andare a buon fine».

C’È POI una nuova conflittualità interna, con le Rsu che hanno proclamato due pacchetti di scioperi nelle scorse settimane. «Le Rsu sono in scadenza e, parlo in generale, in contesti del genere c’è un dinamismo diverso – afferma ancora l’ad di Ast –. Abbiamo usato ferie pregresse per gli scarichi produttivi seguendo le norme di legge e, visto che siamo in un processo paritetico, la controparte è libera di fare le proprie iniziative. Ci troviamo in una normale logica di gestione. Il budget produttivo è stima e non certezza, il mercato è dinamico per definizione e le sue fluttuazioni sono normali, come normali sono i volumi di questo mese. Non c’è un’emergenza. Regitriamo però delle strumentalizzazioni da parte della politica. Ne prendo atto». «Ci teniamo – conclude Burelli – ad avere rapporti buoni con la città che ci ospita. Per noi ambiente e sicurezza sono priorità, siamo in regola ma intendiamo migliorare l’impatto della fabbrica sul territorio. Stiamo cambiando la flotta interna con mezzi elettrici, con un investimento importante per una flotta enorme. Non si dimentichi mai, però, che siamo un’acciaieria».