Firenze, 28 maggio 2024 – Fu una condotta violenta che ha comportato lesioni fisiche e danni psicologici quella attuata dai quattro agenti del Dipartimento di polizia di Miami che la notte tra il 24 e 25 febbraio sottoposero Matteo Falcinelli, studente italiano di 24 anni, all’hogtie, mani e piedi legati tra loro dietro la schiena e prima, durante l’arresto davanti allo strip bar, lo immobilizzarono tenendogli il ginocchio premuto contro il collo mentre era già a terra (la stessa tecnica di immobilizzazione che uccise George Floyd). E’ quanto sostenuto nella denuncia-querela trasmessa dal consolato italiano a Miami alla procura di Roma, diretta da Francesco Lo Voi. Nel documento Falcinelli - assistito dall’avvocato Francesco Maresca - ricostruisce l’intera vicenda: la serata nel locale, l’allontanamento, la presenza degli agenti all’esterno e l’incaprettamento nella cella di transito della stazione di polizia, ripreso dalle body cam degli agenti, e fornisce i nomi degli autori delle condotte violente nei suoi confronti: compaiono infatti sia nel rapporto ufficiale che sull’identificativo delle bodycam.
“Abbiamo trasmesso la denuncia-querela, facendo autenticare la firma dal console generale in Florida visto che Matteo Falcinelli è dovuto rimanere a Miami in seguito alla revoca del visto - conferma Maresca -. Si tratta di un atto dovuto, a fronte della scadenza dei termini di legge (tre mesi per presentare denuncia, ndr), ora al vaglio dell’autorità giudiziaria, per mantenere in piedi qualsiasi soluzione e fornire un supporto ai colleghi americani che si stanno occupando della vicenda”.
Alla denuncia il legale ha allegato i video (13 in tutto) e la documentazione sanitaria di Falcinelli: i referti dell’ospedale dove venne medicato e le diagnosi di psicologi e psichiatri per i danni post traumatici, in seguito all’arresto e alla detenzione che lo hanno tuttora in cura.
La presentazione della denuncia alla magistratura italiana, competente comunque a indagare anche quando il reato è commesso all’estero nei confronti di un cittadino italiano, è il primo passo della battaglia di Matteo e di sua madre Vlasta contro la violenza degli agenti americani. Più complesso invece il caso negli States dove, a differenza del sistema giudiziario italiano, non esiste l’obbligatorietà dell’azione penale. La sola denuncia dello studente potrebbe quindi non produrre alcun effetto, almeno sul piano penale.
Oggi intanto Vlasta Studenicova, rientrata in Italia nei giorni scorsi, ha incontrato a Roma l’ambasciatrice e la console slovacca: anche il governo di Bratislava si è mosso sul piano diplomatico inviando una nota ufficiale all’ambasciata slovacca a Washington perché chiarisca con il Dipartimento di Stato americano la vicenda Falcinelli, anche in ordine alla mancata comunicazione dell’arresto alle autorità consolari e al trattamento riservato al giovane studente. Falcinelli infatti ha la doppia nazionalità essendo la madre di origine slovacca, anche se l’ingresso negli States è avvenuto con passaporto italiano. La diplomazia slovacca si è anche messa in contatto con i corrispettivi funzionari della Farnesina per fornire tutto il supporto necessario.
Sempre oggi Vlasta ha incontrato alla Farnesina, che sta seguendo la vicenda, Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all'estero e Marco Petacco il capo unità tutela, per fare un punto sulla situazione anche in merito alla possibilità di rientro di mamma e fratello di Matteo negli States per fornire assistenza allo studente. Matteo infatti è tuttora nel Campus dove sta terminando il master all’università della Florida: non può lasciare il Paese dopo il ritiro del visto. Il giudice che lo ha ammesso al Pti, un programma di rieducazione che fa decadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e opposizione all’arresto senza violenza, aveva imposto il rientro dello studente entro il primo luglio ma senza visto Falcinelli non potrebbe tornare a Miami e così violerebbe la disposizione del giudice.