Perugia, 7 giugno 2024 – Sventolano a decine le bandiere bianche e rosse, i colori di Perugia che Vittoria Ferdinandi ha ’adottato’ per la sua campagna elettorale. Alle 18.30 piazza IV Novembre è già piena, il popolo del centrosinistra preme fino al portone di Palazzo dei Priori, dove vorrebbe rientrare da vincitore. Piene le scalette della Vaccara, non c’è un posto nemmeno dietro il palco. Più che un comizio finale, la chiusura del tour di Vittoria Ferdinandi è una convention, un happening. Centinaia di giovani si mescolano ai militanti storici, arrivati in centro anche con i pullman organizzati stile trasferta calcistica. Suona la musica sparata da dj Ralf, ma è lei, la candidata del centrosinistra, la star, la calamita, quella che tutti vogliono vedere sul palco. E lei, Vittoria Ferdinandi, nel backstage sorride, abbraccia, bacia tutti quelli che vanno a salutarla e a incoraggiarla. In tailleur nero, elegante quanto sobrio, mastica un chewing gum e stringe mani.
Intanto sul palco scorrono le immagini del tour partito a marzo e che ha toccato tutti i 52 quartieri di Perugia. Tra la folla non una bandiera di partito, nel nome dell’alleanza trasversale e del campo largo. Con l’inseparabile pipa sbuca Renato Locchi, storico sindaco di una Perugia che poi ha cambiato colore. "Vittoria è una ragazza sveglia – dice – In tre mesi ha ribaltato la situazione dal mortorio che c’era a ’sta roba qui". E indica compiaciuto la piazza.
Lei, Ferdinandi, sale sul palco che da poco sono passate le 20, dopo la musica e le parole di Andrea Ferroni, responsabile politico della campagna elettorale. Ad accoglierla un boato, le bandiere che sventolano e pure un ’due aste’ stile curva nord con la richiesta "Portaci al mare". L’intervento dura quasi un’ora. Emozionata ma con voce ferma, parla a braccio senza nemmeno un foglio tra le mani. Parte citando Enrico Berlinguer, poi ripercorre "una campagna elettorale collettiva, fatta di strade e popolo, che ridato sangue a una comunità che non era più tale". E aggiunge: "Si è riacceso il desiderio di una parte gigantesca della città e il finale non poteva che essere qui, con una grande festa nella nostra piazza". Parla di "rivoluzione gentile", di "un atto di ribellione di Perugia contro stanchezza, odio e paura", di "tanti giovani che sono con noi e per questo dall’altra parte mi attaccano, perché hanno paura della partecipazione. Ma io – dice Ferdinandi – non voglio una città che ha paura: voglio la città dei diritti, del lavoro, di identità, umanità e rispetto. Siamo la scommessa che non si potrebbe vincere. E invece la vinceremo".