Piacere, Mauro Meluso. "Qui per impostare un progetto importare e riportare il Perugia dove merita". Si è presentato così il nuovo direttore generale sportivo biancorosso. Ma chi è Mauro Meluso? Cosentino, classe 1965, la sua carriera da direttore sportivo fra i Pro inizia nel 1999 quando Franco Sensi lo nomina ds dopo essersi aggiudicato il 66% delle quote del Foggia all’asta fallimentare. L’anno successivo Meluso viene nominato dg ed è costretto a fare la squadra con un ritardo folle. In panchina Piero Braglia: la squadra arriva ai playoff di C contro l’Acireale perdendoli. Per lui anche un’esperienza alla Ternana nella stagione 2004-05 conclusa all’ottavo posto. A seguire le esperienze di Padova, Pisa, Sangiovannese e Teramo. Dal 2011 al 2013 è a Frosinone, poi riparte dalla sua Cosenza e da lì inizia la sua scalata al vertice del calcio italiano. Due stagioni dietro la scrivania dei rossoblù con un decimo e un quinto posto e una Coppa Italia di Lega Pro. A giugno 2016 arriva la chiamata che cambia la vita. "Pronto, Meluso? Sono Sticchi Damiani e vorrei vincere la serie C". Buona la prima con i giallorossi? No perché il campionato lo vince il Foggia. La stagione successiva però l’obiettivo è centrato. Falsa partenza con Rizzo, esonerato dopo tre giornate. Al suo posto Meluso punta dritto sull’ex grifone Fabio Liverani. Un girone intero senza sconfitte e il Lecce torna in serie B. Salvezza tranquilla fra i Cadetti? Macchè. Meluso conferma il tecnico e l’ossatura che ha dominato la C e davanti riprende bomber La Mantia. Il testa a testa con il Palermo riporta i salentini in serie A. Una vera impresa sportiva. Nell’anno del Covid il Lecce retrocede all’ultima giornata dopo un altro testa a testa, stavolta col Genoa. Ma Meluso resta comunque in serie A. Viene assunto come direttore dell’area tecnica dallo Spezia, dove trova Vincenzo Italiano in panchina. I liguri sembrano già spacciati. Meluso invece conduce una campagna acquisti perfetta: trattiene Nzola, che segnerà 11 gol, prende Pobega, che l’anno prima si era messo in evidenza nel Pordenone in B, punta su Verde che aveva fatto bene in Grecia all’AEK Atene. Lo Spezia, grazie anche al suo mercato, naviga in scioltezza verso la salvezza, che arriva con una giornata d’anticipo. Nel frattempo, però, al vertice della società arriva la famiglia Platek che decide di fare a meno di Meluso. Un periodo alla finestra poi il ds riparte dal Napoli campione d’Italia, raccogliendo l’eredità di Giuntoli, approdato alla Juve. Il matrimonio con De Laurentiis dura fino al giugno scorso. Il resto è storia recente. "Da Oshimen a Sylla", come ha fatto notare qualcuno al buon Meluso che, dal canto suo, ha risposto: "La professionalità e la mia determinazione sono sempre gli stessi". In bocca al lupo, direttore.
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