Colta e modernissima. Se n’è andata a 79 anni Maria Teresa Bigongiari, docente di latino e greco al liceo classico Carducci (con esperienza anche breve allo scientifico) e protagonista del metodo didattico più efficace: quello dell’amore per i suoi studenti. Generazioni di versiliesi piangono "la Bigo" come era affettuosamente chiamata quella professoressa dal fisico slanciato e i jeans, dai modi spicci e i ciabattoni portati in classe con disinvoltura, con la sigaretta in bocca nei momenti di break e con quel cuore grande che aveva il sapore di famiglia. Nonostante i voti bassi e le interrogazioni puntuali. Niente era punitivo per quell’insegnante che assaporava visceralmente la propria materia. Una vita spesa da sola, ma con l’abbraccio di una quotidianità scolastica che l’ha accompagnata fino alla pensione. Maria Teresa Bigongiari ha sempre vissuto in via Pucci, assieme ai suoi gatti in una dimensione tanto consuetudinaria quanto controcorrente e mantenendo comunque interessi anche dopo il meritato stop dal lavoro: recentemente seguiva con un gruppo di amiche le ultime proiezioni cinematografiche. Da tempo aveva dolori all’addome e un intervento chirurgico in emergenza per l’insorgere di peritonite non è bastato a salvarla. Ieri in tantissimi – tra ex studenti ed ex colleghi – sono andati a salutarla nella camera ardente alla Croce Verde: oggi alle 14,30 è prevista una benedizione prima della cremazione.
"E’ stata una stimata e apprezzata docente – dice Brunella Belluomini che la frequentava – e tanti suoi ex allievi oggi la piangono e ne ricordano con affetto il suo rigore, le sue competenze e la capacità di comprenderli. Negli ultimi anni contava sulla vicinanza di alcune amiche che le hanno alleviato il peso della solitudine e che si sono alternate al suo fianco fino alla fine". "Una amica e collega ammirevole per ricchezza umana, simpatia e profonda cultura" dice Enrico Del Bianco. "Le riconosco una bravura ed una professionalità impareggiabili" scrive il consigliere comunale Alessandro Santini. "Pur avendo rigore nella materia – ricorda Giancarla Mei sui social – era una persona di cuore. Mai abbiamo sentito della cattiveria e provavamo per lei tutti una gran simpatia. Era appunto simpatica e non godeva del tuo insuccesso". "Solo lei – scrive la coreografa Chiara Cinquini – sapeva instillare la curiosità per l’alfabeto greco e l’esplorazione del Rocci come nessuno. Perché passavamo le ore a sottolinearlo e a scegliere le migliori traduzioni di ogni “parolina”, e a me ogni volta sembrava che lo conoscesse a memoria.Quasi lo avesse scritto lei. E a volte usava proprio lui, il Santo Rocci, per aggiustarsi il tacco dello stivaletto da trekking, come fosse un martello. Perché quando diluviava arrivava con le calosce di gomma e l’impermeabile"
Francesca Navari