MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"Pronto soccorso sotto assalto, i giovani medici scappano via"

Aggressione e incendio: il primario Pepe racconta come l’attività del reparto sia incandescente. "Il problema è che su 200 accessi giornalieri, il 30% riguarda pazienti che non hanno vere emergenze"

Il dottor Giuseppe Pepe

Lido di Camaiore (Lucca), 2 giugno 2022 - C’era una volta il mito di "E.R", la serie cult che ha raccontato la vita nel reparto di emergenza. Animato da quella missione straordinaria: salvare vite appese ad un filo sottilissimo. La realtà del pronto soccorso, però, e anche un’altra; e (quasi) nessuno dei giovani medici sceglie questa specializzazione. I carichi di lavoro sono sempre più pressanti, le litigate con gli utenti in attesa all’ordine del giorno. E talvolta oltrepassano il limite: al “Versilia“ è accaduto due volte nel giro di pochi giorni. Prima il turista tedesco impaziente, che ha steso un infermiere con un pugno. Poi la donna che in stato di alterazione ha tentato di dare fuoco alla tenda allestita per accogliere i parenti in attesa. "Non sono stati gli unici casi. Ma chi sostiene che al pronto soccorso serva la polizia, con le armi puntate, sbaglia. L’ospedale – interviene il primario del reparto di emergenza, Giuseppe Pepe – ha già una vigilanza privata H24. E le forze dell’ordine intervengono prontamente quando ce n’è bisogno. Le questione impellenti sono altre".

Dottor Pepe, cosa serve al Pronto soccorso per ritrovare un po’ di pace?

"Serve prima di tutto maggior consapevolezza sul ruolo del pronto soccorso. L’area dell’emergenza, lo dice il termine, è luogo elettivo di cura per le patologie dove il fattore tempo è determinante, come ictus, infarto, trauma, sepsi, insufficienza respiratoria e cardiaca. Ecco perché l’utilizzo inappropriato di un pronto soccorso crea disservizi, sovraffollamento e quel clima di ostilità e sfiducia alla base di fenomeni di aggressione verbale, fisica. Una situazione che, piano piano, ha spinto il personale sanitario verso aree ritenute più tranquille".

I sindacati lamentano anche gravi carenze nell’organico.

"Siamo al 50%, come moltissimi altri pronto soccorso in Italia. Vengo accusato dai sindacati di scodinzolare dietro alla direzione sanitaria. Ma non è così, questo non è un problema che l’azienda non vuole risolvere. E’ un problema di difficile risoluzione perché, come dicevo, non ci sono più giovani medici disponibili a lavorare qui"

E allora come se ne esce?

"Nell’immediato stiamo aspettando che vengano recepite che le indicazioni date dalla Regione. Ovvero la turnazione di guardia da parte dei medici internisti dell’area medica".

Basta questo?

"Occorre lavorare per ridurre gli afflussi impropri, e cercare di ridurre i tempi per il ricovero dei pazienti. Su medicina la maggior parte degli utenti attende più di 16 ore, ma l’’azienda è già impegnata per risolvere questo nodo".

Quante persone si rivolgono al Pronto Soccorso?

"Gli accessi adesso sono circa 200 al giorno, di questi almeno il 30% è improprio. Nel senso che non si tratta di persone con una reale urgenza, ma con difficoltà che potrebbero essere trattate in altro modo. Quindi con il supporto del medico di famiglia, o con il ricorso alla guardia medica. Invece la tendenza è cercare nel reparto di emergenza la risposta a tutto, anche per quelli che sono problemi sociali. Penso a tutte quelle persone che hanno un disagio, che può essere determinato dalla tossicodipendenza o dall’alcolismo, che nel momento in cui creano ’disturbo’ alla quiete pubblica vengono accompagnati al pronto soccorso. Dove poi, com’è accaduto anche recentemente, si rischia che la tensione salga fino a livelli esasperati"

Come si sta preparando il pronto soccorso per l’inizio della stagione turistica?

"Noi siamo già pronti, anche in caso di raddoppio degli accessi. E chi non ha un’urgenza, dovrà aspettare".