Al bagno Milano si respira un’aria surreale

A Viareggio, l'atmosfera post-delitto sconvolge lavoratori e clienti in spiaggia, tra insicurezza e incredulità. Una realtà sottosopra che lascia tutti sgomenti.

Al bagno Milano si respira un’aria surreale

L’ingresso del bagno Milano, di cui è titolare la donna arrestata lunedì dalla polizia con l’accusa di omicidio volontario

Il giorno dopo, l’aria settembrina fa a pugni con l’umore che si respira al bagno Milano. Lo stabilimento è regolarmente aperto, e qua e là qualche cliente si rilassa sulle regista, godendosi il mix di sole e vento fresco che impreziosisce una giornata stupenda.

Dalla Passeggiata, il red carpet che conduce verso la spiaggia attira l’attenzione di una famiglia di turisti: carnagione e abbigliamento – bianchi latte, sandali e cappelli a proteggersi dal sole – restituiscono lo stereotipo dei nordeuropei. Si avvicinano con circospezione e parlottano tra loro. Nel frattempo, nell’area della direzione, a due passi dall’insegna ‘Milano’, una donna con un bel vestito si prepara ad accoglierli. Dal portamento, s’intuisce che oggi è lei a portare avanti la baracca. Gli occhiali da sole nascondono l’espressione del volto. Di voglia di parlare, non ne ha. "Stiamo lavorando", la frase lapidaria con cui veniamo congedati. Volta le spalle e si mette a sedere su un divanetto di vimini, accanto a un’altra ragazza. Iniziano a parlottare tra loro, sotto voce, mentre i turisti tergiversano a qualche metro dall’ingresso.

Facciamo dietrofront per tornare a respirare l’aria assolata della Passeggiata. Dove non si parla d’altro che del delitto. In un bar, di fronte a un caffè, un balneare appare sconsolato. "Nessuno giustifica quel che è successo, ma arrivare a settembre in queste condizioni non è stato facile per nessuno – racconta –; quest’estate sono stato svegliato quattro volte dall’agenzia della sicurezza notturna. Una volta c’è qualcuno che vuole entrare nello stabilimento per rubare la bicicletta, un’altra volta c’è un gruppo che prova a forzare gli avvolgibili per entrare nel bar e nelle cabine. Si va a dormire con l’ansia di essere svegliati di soprassalto da una cattiva notizia. E di giorno è uguale: a ogni ora, sulle chat interne è tutto un susseguirsi di borse rubate, portafogli portati via, biciclette. Dalla Burlamacca alla Fossa dell’Abate, non si salva nessuno. Poi è chiaro: più si va verso il molo, peggio è. Ma piccoli furtarelli di questo tipo sono capitati anche negli stabilimenti sulla Terrazza. Un’estate così non si regge".

Una sensazione di perenne insicurezza, dunque, per chi lavora in spiaggia. Sul fronte dei clienti, invece, la sensazione che prevale è quella dell’incredulità. Al ‘Milano’, si guarda per terra con le bocche cucite. Lo choc è stato grande all’ombra dell’Orologio. Nei bagni limitrofi, qualcuno si scuce e dà sfogo alla propria sorpresa: "La titolare la vediamo da anni. Da lontano, è sempre sembrata una persona spontanea, solare. All’inizio, non ci volevo credere". Sguardi bassi, occhi sgranati. E una smorfia che sembra voler scacciare il peso devastante di una realtà sottosopra.