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Al Dancing Papillon si riaccendono le luci

Il locale cult di Piano di Mommio riapre dopo un anno e otto mesi. Il patron Sacchetti: "C’è fiducia,. torniamo all’apice del successo"

E’ stata una delle discoteche più penalizzate della Versilia, non avendo spazi esterni. Ma domenica, dopo un anno e otto mesi di chiusura (tanto è passato da quel lontano 7 marzo 2020), riapre il Dancing Papillon di Renzo Sacchetti, storico personaggio della nightlife versilise che riparte assieme a nuovi soci, ossia i proprietari dell’immobile.

"La situazione mi aveva convinto a gettare la spugna – racconta il patron del locale di Piano di Mommio – perché non si vedevano spiragli di nessun tipo per tornare a ballare. Non ci si capiva più nulla, si navigava a vista e si continuava a rimandare. Ma ora riaccendiamo le luci: la nostalgia di tornare sulla breccia mi ha convinto a ricominciare, 25 anni di Papillon non si dimenticano facilmente. Fu una scommessa, com’è una scommessa anche questa visto i tempi che non sono dei migliori. Ma siamo fiduciosi che il locale torni all’apice del successo".

Alcuni dipendenti sono andati in pensione dopo una misera cassa integrazione, qualcuno della vecchia guardia è pronto a rientrare dopo mesi in cui hanno fatto poco o niente. "E’ stata dura per loro – prosegue Sacchetti – ma ora ci siamo: riapriremo domenica con un no-stop dalle 19 del pomeriggio fino alle 2 del mattino. E replicheremo il martedì con la serata “Strani Amori”, che ha fatto, in Toscana, conoscere e sbocciare centinaia di love story grazie all’atmosfera e alla musica divertente e commerciale. Nessuno avrebbe mai pensato di poter portare tre, quattrocento persone a Piano di Mommio. E allora non ci rimane che sperare che si possa tornare lavorare con serenità. Siamo contenti: ho ricevuto decine di telefonate al giorno, abbiamo tantissime prenotazioni per queste due serate inaugurali e non me lo sarei mai aspettato".

Sacchetti è entrato nella storia della movida versiliese nell’85 con il Victoria alla Focette, che grazie al tocco magico dell’architetto Tiziano Lera (che creò un ambiente minimal con una Pontiac in mezzo al locale, piscina e bar su palafitte) divenne un must grazie alla “Zibaldone” firmato Marco Bresciani. Ora si riparte, sperando che la situazione rimanga sotto controllo e non si ritorni al “Crying At The Discoteque”, il tormentone anni 2000 degli Alcazar che rimpiangeva la disco anni ‘70.

Dario Pecchia