Non basta il mare, col Libeccio che arriva a smuovere l’atmosfera, a mitigare il carico di polveri sottili che ci ammorba: anche a Viareggio infatti, di tanto in tanto, tira una brutta aria. In qualche giornata proprio una “mal’aria“, che non è infettiva, ma è carica di smog. Comunque dannosa per la salute. Nell’ultimo mese, tra il 4 dicembre e il 4 gennaio, la centralina di Arpat – che dal Marco Polo raccoglie quotidianamente i dati che consentono di tenere monitorata la qualità dell’aria sulla nostra costa – ha infatti rilevato 5 sforamenti dei livelli di Pm10: ciò significa che per cinque giorni su trentuno il livello di polveri sottili, inquinanti, nell’aria ha superato il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo.
Il primo sforamento di dicembre si è registrato il 16, quando sono stati calcolati 52 microgrammi di Pm10 al metro cubo, e dunque due in più rispetto al livello di guardia. Poi a valanga: il 27 dicembre (52 microgrammi); il 28 dicembre (61 microgrammi); fino all’apice del 29 dicembre (con 70 microgrammi per metro cubo, venti oltre il limite); e ancora il 30 dicembre (con 58 microgrammi). Dunque l’anno è finito proprio com’era cominciato: già a gennaio del 2024, infatti, furono registrati cinque sforamenti di Pm10.
E complessivamente – consultando i dati disponibili sul sito dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana – si scopre che nel 2024 gli sforamenti dei livelli di Pm10 rilevati della centralina del Marco Polo sono stati diciassette, con un picco massimo raggiunto nella giornata del 30 marzo, quando sono stati registrati addirittura 159 microgrammi di Pm10 per metro cubo. Ben tre volte oltre i livelli di guardia.
Nei suoi dossier Legambiente ricorda sempre come questi sforamenti incarnino "fasi acute di inquinamento che fungono da campanello di allarme". E dunque anche se Viareggio, considerata la media annuale, si colloca abbondantemente dentro i parametri normativi, per i quali non andrebbero superati i 35 giorni di sforamento di Pm10 all’anno, quei diciassette campanelli d’allarme del 2024 dovrebbero innescare una riflessione. C’è bisogno di cambiare aria, e purtroppo non basta la nostra finestra sul mare.