Viareggio, 15 maggio 2024 – I droni acquistati dal Comune per dotare la polizia municiale di uno strumento in più per monitorare il territorio e scovare situazioni di ogni tipo hanno sortito i primi effetti. Di quelli che potrebbero far deflagrare nuove polemiche visto che in ballo c’è ancora una volta la villa di Lorenzo Mazzaro, figlio di Canio Mazzaro e della ministra del turismo Daniela Santanchè. La Casina Rossa immersa nel parco della Versiliana pochi giorni fa è finita nel verbale della municipale, e nella conseguente denuncia inoltrata alla Procura, per altri tre abusi edilizi individuati, appunto, durante controlli eseguiti con i nuovi droni. Le infrazioni contestate sono state realizzate dopo il 2017 e vanno dall’ampliamento della pavimentazione in legno alla costruzione di un gazebo in ferro e vetro (utilizzato come salotto aperto), e poi ancora due manufatti in legno con copertura a capanna e pianta rettangolare, e un’altra veranda chiusa. Anche in questo caso, pertanto, il figlio di Santanchè avrà trenta giorni di tempo per poter presentare una memoria difensiva e dimostrare l’esistenza di un titolo di conformità. In caso contrario il Comune dovrà emettere un’ordinanza di demolizione al pari degli altri abusi edilizi legati alla Casina Rossa, che ha una superficie di 270 metri quadri ed essendo in Versiliana si trova in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico.
Le infrazioni emerse ai primi di maggio, e alle quali ora si vanno ad aggiungere i tre nuovi abusi, portano con sé una storia decennale su cui si è sollevato anche un polverone politico. La vicenda riguarda l’accertamento delle autorizzazioni per portici, tettoie e verande realizzate tra il 2014 – anno in cui l’immobile, residenza estiva di Santanchè, fu acquistato – e il 2017 e mai demoliti. Il seguito della vicenda è noto: dalle nove richieste di sanatoria presentate da Mazzaro e respinte dal Comune fino alla prescrizione nel 2020 dei reati a lui contestati (insieme al geometra Simone Bianchi, responsabile dei lavori, poi deceduto, e il titolare della “Biocostruzioni“ di Firenze) per il primo “pacchetto“ di abusi. Fino al pasticcio dell’indirizzo sbagliato del viale Apua e l’imminente arrivo dell’ordinanza di demolizione previo ripristino dei luoghi.