Nella rappresentazione del mondo filtrata dalla vetrina e dai riflettori dei social, il Natale è quel periodo dell’anno in cui cuccioli di ogni forma e dimensione vengono ficcati nelle scatole di cartone, con un bel fiocchetto rosso e una coccarda, e "scartati" a favore di camera. Seguono giorni di morbosi e "puciosi" momenti dolci tra la famiglia e il suo nuovo componente a quattro zampe. E infine, in quattro casi su dieci, il povero animale viene portato a un canile o un rifugio, o peggio ancora abbandonato a se stesso. Per scongiurare questa pratica deprecabile, in tutta Italia le associazioni animaliste stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione. ’Nati Liberi’, realtà pietrasantina guidata da Michela Bertolozzi, non è da meno.
Bertolozzi, in rete si leggono numeri da brividi sugli animali rifiutati dalle famiglie dopo le feste.
"È una pratica che abbiamo riscontrato anche noi. Per questo, un paio di settimane fa abbiamo mandato sui social un video in cui si invitano le persone all’adozione consapevole, o se proprio devono all’acquisto, ma sempre in un’ottica consapevole. L’acquisto lo sconsigliamo come associazione: i rifugi sono strapieni, e comunque i cani di razza hanno caratteristiche marcate che non sempre sono compatibili con le famiglie".
Cosa consiglia a chi vuole prendere in famiglia un cane?
"Che sia di razza o meticcio, bisogna farsi consigliare dai volontari che conoscono il carattere e le caratteristiche dell’animale, senza scadere nel fai-da-te del web. A volte si fanno salire cani dal Sud con le staffette senza un’adeguata conoscenza. Ecco, tutto questo è da evitare: noi, come volontari, operiamo un filtro indispensabile".
Nello specifico, come funziona un’adozione tramite un’associazione come la vostra?
"Ogni associazione si muove in modo diverso. Noi siamo molto rigidi, a tal punto che a volte abbiamo ricevuto delle critiche. Facciamo compilare un questionario per capire se la famiglia sia compatibile con il cane in termini di stile di vita, sicurezza e tutti i parametri da tenere presenti in questi casi. E poi ci occupiamo di accompagnare la famiglia nell’adozione, aiutandola a gestire eventuali problemi anche tramite la nostra educatrice. Per questo parliamo di adozione ’consapevole’: l’idea non deve essere quella di regalare un cane. Un animale non è un oggetto. Chi adotta un cane, deve sapere che è un impegno per la vita. L’animale non deve tornare in canile: se c’è questo rischio, semplicemente non lo facciamo adottare".
Che effetto fa, per un cane rimasto solo, l’adozione?
"I cani che prendiamo sono tutti socializzati. In passato hanno avuto una famiglia e sono stati abbandonati. Quando incontrano l’affetto dei volontari, rinascono. E quando ritrovano una famiglia, è un’emozione: ogni anno registriamo un centinaio di adozioni e pubblichiamo un video in cui facciamo vedere gli animali prima e dopo. Sono talmente felici che pare ridano".
In questo periodo dell’anno c’è il boom di richieste.
"I cani si possono adottare anche il 26. E di fronte alla realtà, fatta di migliaia di cani nei rifugi, c’è chi storce la bocca di fronte al cucciolo di cinque mesi perché vuole il batuffo di dieci settimane. Noi, quest’anno, di cuccioli al rifugio non ne abbiamo presi. Abbiamo invece lanciato la campagna ’adotta un nonnino’: è arrivato un gruppo di cani che sono stati abbandonati da piccoli e hanno vissuto 10-12 anni in una gabbia. Anche loro hanno diritto a una casa, e già il fatto di avere uno spazio asciutto e dei volontari che si prendano cura di loro li ha fatti rinascere".
A voi è mai capitato che vi riportassero indietro un cane dopo le feste?
"Sì, ed è per questo che siamo così rigorosi nelle adozioni. Quando un cane torna al canile. è una sconfitta per tutti. A volte si tratta di famiglie che si rendono conto di non avere effettivamente più la possibilità di tenerli, altre volte è successo che al primo problema la famiglia abbia alzato bandiera bianca. Abbiamo addirittura un cane riportato dopo sei anni. Nonostante le cure, piange in continuazione".