Da ieri, per chi aggredisce il personale sanitario sono previsti l’arresto in flagranza di reato (anche differita) e la reclusione fino a 5 anni per danneggiamento di beni destinati al Servizio sanitario nazionale. È il contenuto della nuova legge contro le aggressioni a medici e infermieri approvata mercoledì sera dalla Camera. Il provvedimento è stato accolto favorevolmente dai colleghi di Barbara Capovani (in foto), la psichiatra uccisa ad aprile del 2023 e per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo il 36enne di Torre del Lago Gianluca Paul Seung.
"Sono contento si sia accelerato per riuscire finalmente ad approvare questa legge – commenta Davide Ribechini, psichiatra del Santa Chiara e collega di Capovani – che purtroppo era necessaria visto il clima difficile in cui vive il personale sanitario". Ribechini, che ha partecipato ad aprile al tavolo tecnico su “salute mentale in carcere e Rems“ istituito dal Ministero della Salute, ritiene che oltre alla legge "che va benissimo", si debba "avere maggiore attenzione a monte, individuando i soggetti che hanno bisogno di cure e quelli che devono essere arrestati prima di mandarli davanti a uno psichiatra, che viene dunque esposto a un pericolo enorme. Questo tipo di accortezza – spiega – sarebbe stata fondamentale anche nei confronti di Seung, al quale è stato dato un ‘patentino’ di paziente psichiatrico dopo aggressioni e violenze sessuali, quando lui era palesemente un soggetto che non ha malattie psichiatriche, ma disturbi della personalità".
Lo psichiatra pisano fa infatti notare come alcuni suoi colleghi lo abbiano "invitato come relatore a convegni organizzati dove l’argomento erano critiche alla psichiatria convenzionale. Avendo Seung atteggiamenti molto critici nei confronti della disciplina, lo hanno potenziato nel suo fanatismo, che lo ha portato poi all’aggressione di Barbara. Voglio infatti essere chiaro: i pazienti psichiatrici difficilmente aggrediscono e se lo fanno nel 99,9% dei casi è per autodifesa". Assieme a una una maggiore attenzione a monte, conclude il medico "servirebbe un impegno da parte delle forze di polizia per non considerare tutti coloro che transitano nel nostro reparto, come i soggetti mandati in osservazione, come pazienti".