Viareggio, 16 luglio 2018 - Operazione della Squadra Mobile di Lucca in Versilia per eseguire cinque misure cautelari e 13 perquisizioni emesse nei confronti di un sodalizio di albanesi, italiani e rumeni dediti alla consumazione di vari reati: sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina attraverso la celebrazione di matrimoni fittizi, rapine e furti ed estorsione.
Impegnati nell'operazione i poliziotti della Squadra Mobile di Lucca con il personale del commissariato di Viareggio e del Reparto Volo di Firenze.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Lucca Antonia Aracri, ha portato in carcere Dashnor Ilnica, albanese di 31 anni, arrestato sabato in provincia di Rovigo, Gentian Bregu, albanese di 35 anni, Romeo Costel Iordache, rumeno di 28 anni, attualmente detenuto per altra causa a Lucca, Idriz Merdita, albanese di 28 anni, già espulso dal territorio nazionale con accompagnamento alla frontiera. Ai domiciliari è finita Pamela Balsamo, viareggina di 33 anni.
Sono stati sottoposti all’obbligo di dimora anche una donna rumena e un tunisino.
Numerose le perquisizioni effettuate a Viareggio e a Torre del Lago, nelle abitazioni di altri sei indagati.
GLI EPISODI CONTESTATI - Tra i reati contestati ci sono lo sfruttamento della prostituzione di donne rumene, consumato in Versilia, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso di matrimoni fittizi tra italiane e marocchini o tunisini, la tentata rapina del 2 novembre 2017 a Viareggio ai danni di una ristoratrice di Torre del Lago, che custodiva nella borsa l’incasso della serata, il furto con destrezza di una collana d’oro sottratta a un passante, a Torre del Lago il 5 giugno 2017 e ancora il furto in un’abitazione di Bozzano il 20 settembre 2017, che ha fruttato ai malviventi tremila euro. Riguardo a questo ultimo episodio, la refurtiva è stata trovata nel corso dell’indagine e restituita al proprietario. E infine il furto dal deposito di un cantiere di Torre del Lago di attrezzi per lavori di edilizia e giardinaggio, per il valore di quattro mila euro, consumato il 23 novembre 2017.
L'INDAGINE - L’indagine ha avuto inizio dall’incendio appiccato il 5 giugno 2017, a seguito del lancio di una bottiglia incendiaria, al container dove viveva Cosim Iordache, fratello di uno degli arrestati. Qualche giorno dopo la Squadra Mobile e i poliziotti del Commissariato di Viareggio fermarono i due autori, Cosmin Novacovic e il nipote minorenne, che stavano per scappare all’estero. A spingere i due ad appiccare l’incendio una banale lite per futili motivi.
Da lì è partita un'indagine che ha scoperchiato un vero e proprio pentolone di reati. Primo fra tutti il tentativo di estorsione dei fratelli Iordache nei confronti della famiglia dell'autore dell'incendio, Cosmin Novacovic: volevano diecimila euro a titolo di risarcimento per le lesioni sofferte e il danneggiamento del container. Le due famiglie hanno composto la lite facendo appello alla giustizia Rom, affidata a un collegio di anziani che avrebbe dovuto determinare il giusto risarcimento.
Poi è emerso lo sfruttamento della prostituzione di donne, prevalentemente di origini rumene, "acquistate" in Romania per destinarle alla prostituzione, per strada e in abitazione, nella Versilia; erano i due uomini a contattare i clienti prospettando loro diverse donne a seconda dei gusti; il prezzo delle donne variava per l’età e la bellezza.
In un caso una delle vittime di sfruttamento fu convinta a celebrare un falso matrimonio con un marocchino allo scopo di favorire l’ingresso in Italia di quest’ultimo dietro compenso di una somma di denaro.
Nell’individuare le donne da destinare alla prostituzione Iordache, secondo l'ipotesi degli inquirenti, poteva contare sui consigli della Balsamo, ex compagna di Idriz Merdita. Alla Balsamo è contestata anche la ideazione e partecipazione alla tentata rapina ai danni della ristoratrice di Torre del Lago. La stessa Balsamo è sospettata di aver contratto un finto matrimonio con un tunisino, realizzando un guadagno di seimila euro.
Ma tutti i reati di cui sopra, secondo l'ipotesi di accusa, servivano per finanziare la ben più redditizia attività di spaccio di cocaina.