REDAZIONE VIAREGGIO

Arretrati per 2 milioni di euro a quattro autisti

Il tribunale di Lucca ha condannato Poste Italiane al pagamento del maxi risarcimento. Una battaglia legale durata dieci anni

Un arretrato di 1 milione e 202mila euro, oltre ai carichi contributivi all’Inps che porteranno la cifra a sfiorare i 2 milioni. E’ il maxi risarcimento con cui il tribunale di Lucca ha condannato Poste Italiane a risarcire quattro lavoratori di Versilia e Lucchesia che in misura diversia, dal 1987 fino al 2017 hanno lavorato per l’azienda come autisti, in virtù di un appalto che però è stato giudicato illegittimo dal tribunale.

In pratica Poste dovrà versare al quartetto, assistito dall’avvocato del foro di Massa, Daniele Biagini (nella foto), tutte le retribuzioni arretrate. La vicenda processuale inizia nel 2010 quando i lavoratori presentano ricorso al tribunale di Lucca. La loro tesi: gli appalti che tre ditte diverse negli ultimi 30 anni avevano stipulato per servizi di logistica con Poste e per le quali i quattro, in misura diversa, avevano lavorato, erano illegittimi.

La tesi è stata accolta nel 2017 dal tribunale di Lucca che ha dichiarato il rapporto di appalto illecito individuando un rapporto di lavoro diretto e subordinato tra Poste e i lavoratori: per tre di loro dal 1987, per un altro dal 1993.

Poste Italiane nel 2018 ha impugnato la decisione del giudice di primo grado davanti alla Corte d’Appello di Firenze che però ha, di fatto, confermato la sentenza. L’ultima parola adesso spetterà alla Cassazione dove il caso è in attesa di essere calendarizzato.

Ma nell’attesa i lavoratori hanno presentato un giudizio autonomo, sempre di fronte al tribunale di Lucca, per quantificare il risarcimento del danno. Il giudice del lavoro, Antonella De Luca, ha così dato ragione ai lavoratori condannando Poste al versamento della cifra monstre. Una cifra che include tutte le differenze retributive tra quanto percepito dalla ditta in appalto e quanto sarebbe spettato ai quattro se invece fossero stati assunti da Poste fin dall’inizio. In pratica quasi trent’anni di arretrati con i quali si sfiorano, in tutto, i 2 milioni di euro. In questi anni i quattro hanno svolto mansioni di autisti ma, come confermato dalla sentenza in Appello, in condizioni di criticità avrebbero anche svolto attività di sportello nei confronti del pubblico a supporto degli impiegati interni. I quattro avevano anche le chiavi degli uffici e svolgevano mansioni proprie invece di un rapporto subordinato con Poste.

Il contenzioso tra dipendenti e Poste è attivo anche in altre regioni come Basilicata e Sicilia, dove sette lavoratori di recente sono stati reintegrati in azienda dal tribunale di Palermo.

Claudio Capanni