L’ormai eterna vicenda della direttiva europea Bolkestein ha segnato un’altra giornata carica di tensioni in Parlamento. Lo dimostra la spaccatura che è venuta a crearsi all’interno della maggioranza, con l’onorevole di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi (nella foto) che annuncia il suo voto contrario al decreto legge salva-infrazioni voluto dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro per gli affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto. Il provvedimento lunedì aveva ottenuto il via libera alla commissione congiunta finanze e giustizia alla Camera, e ieri mattina è arrivato anche il voto di fiducia al governo. All’appello, a questo punto, manca solo il voto finale sugli ordini del giorno, passaggio che era atteso tra ieri sera e stamani. Salvo sorprese, il decreto passerà l’esame e diventerà realtà. Prevedendo, in sostanza, due elementi fondamentali. Il primo è che ai comuni verrà data la possibilità di indire le gare dei bagni fino al 31 dicembre 2027, prorogando di fatto la procedura fino a tre anni rispetto all’attuale scadenza del 31 dicembre 2024.
Il secondo elemento è quello che introduce l’indennizzo per le aziende che dovessero perdere la concessione all’asta. Indennizzo che riguarderebbe però soltanto gli ultimi cinque anni, cosa che ha mandato su tutte le furie i balneari. Sono pochissimi quelli che nell’ultimo lustro, a causa soprattutto dell’emergenza Covid, hanno fatto grossi investimenti. "Hanno ragione ad arrabbiarsi – si sfoga Zucconi – e lo dico anche da imprenditore del turismo. Per questo ho votato la fiducia, ma non il provvedimento. L’Europa è stata chiara e inflessibile: se non si fanno le aste scatta l’infrazione e si paga. Ma l’indennizzo deve essere serio: quasi nessuno negli ultimi 5 anni ha rifatto il bagno. Il rischio è che chi dovesse perdere all’asta non venga indennizzato per ciò che vale realmente il bagno. È una palese ingiustizia".
Daniele Masseglia