Prima i messaggi telefonici inviati da una banca, poi addirittura le telefonate dal numero (reale) dei carabinieri di Roma. Ma l’intuito dell’avvocato fortemarmino James Popper è stato determinante per sventare un tentativo di truffa, oggi conosciuto come pishing perchè finalizzato a strappare con l’’inganno codici personali o informazioni finanziarie. Tutto inizia quando il legale utilizza la carta gestita come amministratore di sostegno e, subito dopo, riceve sul cellulare il messaggio di un istituto bancario dove si informava della richiesta un autorizzazione di pagamento di 985 euro indicando un numero di contatto. "Ho subito chiamato per capire cosa stava accadendo – racconta l’avvocato Popper –
e l’interlocutore mi ha detto di essere un agente del “servizio anti-frode bancaria” e mi confermava la richiesta di pagamento, aggiungendo che dallo stesso conto era partito tramite l’App della banca un bonifico di 4080 euro emesso dalla zona di Abbiategrasso. Ho detto che era impossibile perchè non avevo disponibilità di alcuna applicazione e che la stessa non era in uso nemmeno dai miei assistiti. La telefonata si è conclusa con l’impegno dell’interlocutore ad aggiornarmi sugli sviluppi dell’operazione che, comunque mi ha insospettito, anche valutando lo stile sgrammaticato degli sms che mi arrivavano".
L’avvocato a quel punto ha voluto vederci chiaro e ha richiamato ancora una volta quell’operatore. "Ha risposto un tale Luca – va avanti – che confermava di lavorare per il servizio anti-frode bancaria, ripetendo che era stato fatto un bonifico di 4.800 euro, non più quindi di 4080. A quel punto ho chiesto di annullare l’operazione e lo sconosciuto mi ha garantito di aver provveduto in tempo reale ed ha iniziato a farmi domande sul conto. Mi ha sconsigliato di rivolgermi alla filiale di riferimento e mi ha informato che avrebbe provveduto lui stesso a contattare le autorità e che avrei ricevuto una chiamata la mattina seguente dal nucleo anti-frode dei Carabinieri di Roma, piazza Venezia, per avere indicazioni su come comportarmi con il personale della banca". E qui il raggiro si è fatto ancor più intricato: il giorno dopo infatti il legale è stato contattato da un sedicente servizio anti-frode dei Carabinieri di Roma ma il numero di telefono era effettivamente quello del centralino del comando dell’Arma. "Ho lasciato cadere la linea per controllare – rimarca l’avvocato Popper – e con sorpresa ho visto da internet che il nuovo numero corrispondeva al centralino dei carabinieri di piazza Venezia a Roma. Così li ho chiamati e ho scoperto dai militari che non era la prima segnalazione di ignoti che erano riusciti addirittura a duplicare il loro numero".
Francesca Navari