
Un evento al Bagno Piero di Forte dei Marmi
Forte dei Marmi (Lucca), 17 luglio 2016 - TEORIZZA che per fare imprenditoria balneare occorra vedere le cose con gli occhi dei bimbi: «Per forza: il bambino al contrario dell’adulto non lo freghi. Se lui non si diverte, hai voglia a dirgli che questo posto è figo: lui ti rompe le scatole e ti rovina la vacanza... sapesse quanti clienti ho perchè costretti dai figli...». Parla lentamente, Roberto Santini, e più che raccontare affabula, come succede a chi è innamorato del proprio lavoro.
Già, il proprio lavoro. Lui ama definirsi ‘un bagnino’ e come definizione è riduttiva visto che parliamo del titolare del ‘Bagno Piero’, ovvero dello stabilimento più esclusivo di quell’«enclave lombarda in Toscana che è Forte dei Marmi». «Beh – sorride – se abbiamo questa immagine il merito non è mio ma di mio nonno e di mio padre. Io sono la terza generazione, quella che di solito distrugge tutto...».
L’understatement come stile...
«In ‘Via col Vento’ davanti alla tenuta ‘Tara’, c’era un cartello: ‘Chi turba la quiete di questo posto sarà punito’»
Mica vorrà arrivare a ciò?
«Per carità. Però se pensi di arrivare qui e parlare ad alta voce proviamo a farti capire che questo non è il posto adatto a te».
Santini, ‘Morte dei Marmi’ cos’è?
«E’ il titolo di un libro di un uomo in gamba, che però alla fine ha fatto ciò che lui condanna: ha usato il Forte per se stesso».
Di quel libro cosa condivide?
«La battaglia contro la rendita: affitare un fondo di negozio a 80.000 euro in un luogo dove si lavora 80 giorni all’anno non è giustificabile in nessun modo».
Con chi sta, nel caso?
«Sto con chi alza la saracinesca alla mattina e non è giusto che paghi 1.000 euro al giorno a chi non fa niente. Il valore immobiliare è una cosa seria, ma l’abbiamo creato con il nostro lavoro».
Ce l’ha con i prezzi esosi che non hanno giustificazione...
«Anche quando vado in un ristorante e vedo certi prezzi ho un brivido: ‘Sa – mi dicono – siamo al Forte’. Ma la mia famiglia mi pare abbia già dato per fare Forte dei Marmi».
Dunque anche il briatorismo la fa inorridire?
«In un certo senso sì, però ho più rispetto per Briatore, che ha portato qui un mondo che non veniva al Forte, che non con chi ha voluto emularlo solo nei prezzi».
Le piace di più insomma il Forte raccontato in ‘Sapore di mare’...
«Quel film simpatico ha mostrato la Forte dei Marni di quegli anni, un paese che creava complicità fra residenti e turisti».
Le ha fatte anche lei le cacce al tesoro in pineta?
«Purtroppo ho iniziato a lavorare troppo presto per farle, però la complicità fra famiglie importanti e gente del luogo l’ho vissuta eccome. Quasi una schizofrenia»
Una schizofrenia?
«In estate giocavi sulla spiaggia con i figli degli Agnelli, dei Barilla, dei Borromeo, poi a settembre tornavi a scuola e trovavi quello che ti dava un ceffone perché avevi il motorino».
La due facce di un piccolo posto di mare...
«D’estate eravamo il centro del mondo, in inverno il nulla. Questa schizofrenia è stato un problema sociale negli anni ’70, molti ragazzi si sono persi quasi fosse passata una guerra».
Tornando al Bagno Piero: lei ha conosciuto molti personaggi...
«Se mi chiede chi ho nel cuore le dico subito Moratti: persona straordinaria ed eclettica che non merita di essere associato solo all’aspetto calcistico».
E di stranieri? «Robin Williams. Straordinario: nell’83 si mise a raccontare una favola al figlio facendo le voci di tutti i personaggi, dal brigante alla principessa, e tutti i bambini sulla spiaggia si fermarono incantati ad ascoltarlo».
Qual è, invece, la tipologia di cliente che non vorrebbe mai incontrare?
Fra qualche anno scriverò un libro. Il titolo non lo so, ma ho già il sottotitolo: ‘I non problemi delle signore in vacanza’. Mi pare che le abbia risposto, non crede?».