
Bagnini sulla spiaggia: tanti interrogativi sulla nuova nuova stagione
Viareggio, 6 aprile 2020 - Il mare d’inverno. Cara, eterna Loredana Berté: quest’anno si rischia di tornare in spiaggia a estate finita. Ieri – chi avrebbe mai immaginato una pestilenza globalizzata sotto il sole già caldo? – la Versilia sarebbe stata presa d’assalto per la prima tintarella. Invece gli arenili erano deserti, sorvegliati da vigili urbani e protezione civile: sulle dune della Marina di Torre del Lago daini e cinghiali hanno preso il posto degli umani. I bagnini più fiduciosi, a casa e senza lavoro, si chiedono: "Come farà la gente a stare sui lettini con la mascherina?". E’ una domanda dettata dalla speranza, o dall’illusione. Magari dopo Pasqua, dopo il Primo Maggio, a luglio, tornerà la libertà di viaggiare. Ma già a Roma ragionano di prolungare la chiusura totale. Le associazioni del turismo e del commercio hanno ottenuto dai Comuni versiliesi tagli ai tributi locali, ma non ancora l’annullamento dei canoni demaniali 2020. Per i canoni delle spiagge anche l’onorevole Riccardo Zucconi, la cui famiglia gestisce a Viareggio il Gran Caffè Margherita, presenterà un emendamento al Decreto Cura Italia. Lui chiede un fondo nazionale da 1 miliardo per il comparto. Paolo Corchia, vicepresidente regionale di Federalberghi, ha stimato il tracollo del fatturato turistico tra il 70 e l’80%. Quanto vale per la Versilia il settore balneare? Già a marzo i gestori dei 400 bagni, da Torre del Lago a Forte dei Marmi, avrebbero speso una media di almeno 20 mila euro per le manutenzioni necessarie alle riaperture. Sono 8 milioni di euro destinati a falegnami, elettricisti, tecnici delle piscine, che in questa primavera non sono girati. Bagni chiusi, impostoni delle cabine ancora montati, e nessuna liquidità per le aziende. Chiuse quasi tutte le seconde case dei villeggianti. Se salta l’estate, la Versilia che ogni anno colleziona circa 3 milioni di presenze solo nelle strutture ricettive, perderà circa un miliardo di fatturato (indotto compreso) e migliaia di posti di lavoro. «Si naviga a vista", ammette il presidente dei balneari viareggini Pietro Guardi. Le sue parole valgono anche per quelli di Lido di Camaiore, Tonfano, Vittoria Apuana. Tutti sulla stessa barca, stabilimenti popolari di ombrelloni a 15 euro, e club esclusivi coi prezzi a misura di arabi e russi. Tutto spazzato via dall’epidemia. Torna alla mente il colera degli anni ’70, quando il divieto per cozze e vongole fece apparire nei ristoranti le bavette con le triglie al posto dello scoglio. Adesso è peggio, non c’è alternativa. «Alcune associazioni – dice Guardi – fanno protocolli di sicurezza su come venire al mare quando sarà consentito. E’ presto. Ce lo diranno le autorità. Intanto è stata vietata anche l’attività di preparazione degli stabilimenti. I bagnini sono a casa, non ci sono state le classiche assunzioni a cavallo di marzo e aprile. Spero che per i lavoratori stagionali siano possibili il prolungamento della Naspi, e il sussidio dei 600 euro". La realtà è terribile. I clienti chiamano tra mille incertezze. Qualche imprenditore pensa a sconti e promozioni confidando in una riapertura a stagione iniziata. Ma ci sono enormi dubbi sugli spostamenti futuri, soprattutto per gli stranieri. "Qualche collega dice che, a fine blocco, le persone arriveranno in massa stufe di stare in casa. Ma dopo questa stasi economica, avranno i soldi per venire al mare?". La voglia di abbronzatura c’è. Giorni fa una donna è stata multata mentre prendeva il sole sull’arenile di Lido di Camaiore. Però la speranza di un’estate di bagni e fritturine oscilla tra il naufrago che vede la terra ferma, e l’orchestrina del Titanic. Almeno il mare d’inverno, ce lo faranno rivedere? © RIPRODUZIONE RISERVATA