Bancarotta fraudolenta. Due imprenditori nei guai

La Procura ha concluso le indagini sugli amministratori di un’azienda fallita. Sono accusati di aver distratto beni per un valore complessivo di 400 mila euro.

Bancarotta fraudolenta. Due imprenditori nei guai

Bancarotta fraudolenta. Due imprenditori nei guai

Potrebbero presto finire a processo per bancarotta fraudolenta in concorso e aggravata dall’aver commesso più fatti i due amministratori della società di architettura e ingegneria Astrains srl con sede in piazza D’Azeglio a Viareggio, dichiarata fallita dal Tribunale di Lucca con sentenza dell’ottobre 2019. La Procura di Lucca ha infatti comunicato ai due indagati la conclusione delle indagine sul loro conto e verosimilmente nei prossimi giorni il sostituto procuratore Lucia Rugani, titolare dell’inchiesta, chiedere il rinvio a giudizio.

Secondo le ricostruzioni fatte dalla stessa Procura di Lucca, infatti, i due amministratori – entrambi fiorentini residenti a Scandicci di 56 e 57 anni – avrebbero distratto e dissipato beni della società. In particolare la Procura segnala 36 orologi acquistati nel 2018 per un ammontare di quasi 100 mila euro "non ceduti né rinvenuti in sede di inventario fallimentare". Stessa sorte per altri 19 orologi anche questi acquistati nel 2018 del valore di oltre 40 mila euro. Infine la Procura contesta l’ammanco per la partecipazione societaria del valore di poco più di 300 mila euro, pari al 33% di un’azienda; quota di cui la Astrains aveva completato l’acquisto nel novembre 2018 e che successivamente nel febbraio 2019, secondo la ricostruzione dell’accusa, aveva ceduto al suo valore nominale senza controprestazione.

Inoltre la Procura di Lucca contesta agli stessi indagati, amministratori della società fallita in questione, di aver tenuto le scritture contabili in modo da non consentire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari allo scopo, secondo chi indaga, di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori. Nel dettaglio la Procura di Lucca rileva che nel libro inventari non sono specificate le giacenze di magazzino (con elenco dettagliato e specifico valore) mentre nel bilancio al 21 dicembre del 2016 ne indicavano il valore complessivo in oltre 500 mila euro e nell’anno successivo in 644 mila euro. Mentre nel 2018 il valore era sceso a 65 mila euro. Il libro dei cespiti ammortizzabili non risultava aggiornato secondo l’accusa e il suo contenuto presentava asimmetrie con la contabilità generale. Infine nel libro giornale le registrazioni concernenti acquisto e successiva cessione della partecipazione nel capitale di un’altra società "risultavano inverosimili – scrive la Pm Rugani – e contrastanti con la contabilità".

Red.viar.