Barbara Capovani ha sfidato malattie e sofferenze guardandole sempre in faccia: un camice bianco come armatura, lo studio serrato delle medicina come unica e sola arma. Il suo aggressore, invece, l’ha colpita alle spalle mentre toglieva il catenaccio alla bicicletta al termine di una giornata di lavoro fra i corridoi di un reparto scomodo che solo per i più coraggiosi può diventare una seconda casa. Il volto dell’aggressore celato da un cappellino forse non avrebbe tratto in inganno la dottoressa che – probabilmente – sotto quel berretto scuro con la visiera avrebbe ritrovato gli occhi di uno dei sui tanti pazienti o ex pazienti. O almeno è questa la pista principale seguita dalla polizia per cercare di individuare l’autore della brutale aggressione che, venerdì scorso, ha ridotto in fin di vita la psichiatra pisana. Durante la serata le condizioni sono precipitate annulando ogni margine di speranza.
"Una collega eccezionale – è commosso Alfredo Sbrana, ex direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (Spdc) – cresciuta al mio fianco". Sbrana apre il cassetto dei ricordi con orgoglio: "Insieme abbiamo riorganizzato il sistema territoriale della salute mentale. Un lavoro immenso. Nel 2013 abbiamo quindi aperto insieme il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura grazie all’intuizione dell’Usl e dell’Università". "Si tratta – aggiunge Sbrana con una voce sempre più fine e fievole – di una collega validissima dalle immense capacità umane e professionali. Una risorsa preziosa per l’intera comunità".
Nata a Viareggio 55 anni fa, Capovani è cresciuta a Pisa. Il padre matematico insegnava alla facoltà di Informatica, lei ha frequentato il liceo classico. Poi gli studi di medicina. Una volta conseguita la laurea e la specializzazione ha quindi seguito la strada dell’Usl e ha lavorato per molti anni anche fuori Pisa. Nel dicembre del 2021 è subentrata proprio al professor Sbrana. Ha tre figli. Figli che nel pomeriggio di ieri hanno voluto porgere il proprio saluto a colleghi e agli amici riuniti in un sit-in di fronte al pronto soccorso di Cisanello, proprio sotto le finestre della Rianimazione dove si trova ricoverata la loro collega. Trattiene a stento le lacrime Sergio Di Maio, sindaco di San Giuliano e presidente della Società della Salute: "Ho sempre apprezzato Barbara – dice – per la sua umanità. È stata vittima di un attacco vile che, indirettamente, colpisce l’intera categoria dei medici e degli infermieri. Sono sconcertato e scosso".
"Una persona piena di vita – scuote la testa Edy Pieri, assistente sociale –. Un medico eccezionale che lavorava con tutti e aiutava tutti, senza distinzioni di ruoli. L’amica ed ex medico psichiatra Rita Rocca aggiunge: "Siamo cresciute insieme nella fatica degli studi e nella dedizione completa ai malati – dice –. Da ieri il mio cuore è colmo di tristezza e tutto mi sembra assurdo. Al dolore si aggiunge la rabbia per i continui tagli alla sanità che rendono soli gli operatori sanitari che quindi diventano vittime. Spero che non serva una vittima per capire in quale situazione molti colleghi stanno lavorando".