DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Bayesian, il progettista della nave: “Se chiudi tutto l’acqua non entra. Il portellone laterale era aperto”

Romani disegnò il Bayesian: strano che chi indaga non ci coinvolga. Il pm: “La legge Cartabia è un bavaglio, ecco perché non avevo parlato”. Il punto sull’inchiesta: sei morti in cabina, cercavano bolle d’aria

Col Bayesian che già imbarcava acqua e inclinato verso il fondo marino da poppa, prima di adagiarsi su un lato, le vittime che dormivano e non sono riuscite a raggiungere il ponte e gettarsi in mare hanno cercato in tutti i modi di sopravvivere: in cinque erano nella stessa cabina del lato sinistro cercando bolle d’aria per respirare. I pm di Termini Imerese dopo sei giorni dal naufragio, in una conferenza stampa, raccontano quelli che finora sono dati di fatto sull’affondamento del veliero di lusso che ha provocato 7 morti su 22 persone a bordo, di cui sei passeggeri tra cui il tycoon Mike Lynch e la figlia Hannah. «Si è trattato di un evento repentino improvviso», ha detto il pm Raffaele Cammarano che coordina le indagini. Il procuratore Ambrogio Cartosio, dopo essersi sucato per non aver fornito notizie ma è «la legge che ostacola la libera informazione» e lui pur non condividendo è stato «in silenzio perchè le norme si rispettano» ha fatto il punto sulle indagini: «Abbiamo aperto un fascicolo a carico di ignoti. Potrebbe anche essere possibile che iscriviamo nel registro gli eventuali indagati prima del recupero del veliero». «L’equipaggio non deve restare in Sicilia, non c’è alcun obbligo di legge», ha detto il procuratore, ma i componenti devono dare la disponibilità per essere riascolati. Solo il comandante della Bayesian, il neozelandese James Cutfield, non potrà per il momento lasciare la regione per essere nuovamente interrogato in tempi brevi.

Viareggio, 25 agosto 2024 –  “Il Bayesian ha imbarcato acqua dal portellone laterale. Altrimenti non sarebbe mai affondato". Nel mare magnum di voci che si rincorrono per provare a dare una spiegazione alla tragedia che ha inghiottito sette vite, trascinate in fondo al mare da un veliero di 56 metri inabissato al largo di Palermo, c’è chi prova a mettere un punto fermo. Franco Romani, dell’ufficio progetti di Perini Navi, fa parte del pool di visionari che hanno disegnato l’imbarcazione. Per dare forma al Salute – così si chiamava il Bayesian al momento del varo, nel febbraio del 2008 – ha lavorato gomito a gomito con il neozelandese Ron Holland, uno dei migliori progettisti al mondo. E ricorda bene la genesi della linea dei 56 metri di Perini Navi: velieri bulletproof , "a prova di proiettile", per usare la definizione del capitano David Hutchinson, che tra il 2018 e il 2019 ha solcato i mari di mezzo mondo al comando di Rosehearty , la nava ’gemella’ del Bayesian .

Romani, la tragedia del Bayesian ha tenuto tutti col fiato sospeso. Che tipo di veliero era?

"Era una nave che aveva delle particolarità. Faceva parte della serie dei 56 metri di Perini: dieci barche in tutto, una linea dunque più che consolidata. A differenza delle altre nove, che erano tutte dei clutch a due alberi, quella andata a fondo a Porticello era uno sloop : aveva dunque un solo albero, il più alto del mondo. E poi un enorme pozzetto sul davanti di circa 8 metri, che consentiva di avere una zona living spettacolare. L’abbiamo costruita per un armatore olandese, poi ha cambiato proprietario e nome".

Al comando di Rosehearty , la nave ’gemella’, il capitano David Hutchinson ha affrontato mari di tutti i tipi. Sono navi sicure?

"Lo conosco, David. Un grande comandante. Con il Perini è stato pure nei ghiacciai. Ma queste sono barche che possono fare qualsiasi cosa".

Che idea si è fatto del naufragio del Bayesian ?

"La mia personale interpretazione è che abbiano lasciato aperto il portellone laterale dopo la festa. Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone di fianco, quello che si usa per uscire col tender e le immersioni. C’è un margine di 60 centimetri: quando la barca ha sbandato, sono entrate tonnellate d’acqua che hanno finito per invadere la sala macchine, se, come penso, pure quella è stata lasciata aperta. E non c’è stato più nulla da fare".

Si è parlato anche della deriva. Che ne pensa?

"La deriva poteva star su. Serve per andare a vela, non per tenere a galla la nave. Certo, se fosse stata abbassata, il veliero sarebbe stato ancora più rigido. Ma non è dirimente".

E sugli oblò?

"Ho seguito il progetto e la costruzione fin dal primo giorno. E devo dire, a malincuore, che sto sentendo delle castronerie in questi giorni. Gli oblò, nelle barche a vela, sono murati. Murati. È più facile che un elefante passi dalla cruna di un ago, piuttosto che l’acqua invada l’imbarcazione passando dagli oblò. Vedremo cosa emergerà una volta che sarà stata recuperata dal fondale. Certo, mi fa un po’ strano che non abbiano cercato nessuno di noi del cantiere. Ogni tanto ci sentiamo: a nessuno è squillato il telefono".