Pietrasanta, 6 agosto 2024 – È l’avvocata divorzista più famosa d’Italia, Annamaria Bernardini De Pace, nota per la determinazione con cui porta avanti le sue cause, e le sue idee, come la difesa dei figli e dei bambini, raccontata in “Manuale di autodifesa per ragazzi e ragazze“ che presenterà domani alle 21.30, in esclusiva per la nuova versione del volume, dopo la riforma Cartabia, a “Pietrasanta Cult“, nel Chiostro di Sant’Agostino.
Avvocata, da cosa si devono difendere i ragazzi e le ragazze?
"Dai genitori, che non sono come una volta, protettivi, educativi, capaci di contenere i ragazzi. Considerano i figli come follower, vogliono sempre essere approvati dai figli, ma questo è il contrario dell’educazione. In questo libro parlo di social, di violenza assistita, del diritto nel caso di separazione".
È un manuale diretto anche ai genitori?
"A loro consiglio sempre di leggerlo, perché capiscano le responsabilità del loro ruolo. Pensano sia un diritto ma non sanno che è una serie di doveri, perché devono crescere una persona, un cittadino. Devono sapere anche cosa hanno in mano, come possono evitare di mortificare i propri figli. E se non li riconosci come persone da formare, già li mortifichi".
Le separazioni quanto impatto hanno sui figli?
"Io passo per un’aggressiva, combattiva, mi faccio pagare da uno dei genitori, ma difendo sempre i bambini. Dove vedo che li usano l’uno contro l’altro, o faccio un corso per insegnare a fare il genitore, o rinuncio al mandato".
Il suo essere mamma ha influito sul suo approccio al diritto di famiglia?
"Io mi sono sposata a 22 anni e ho cresciuto le mie figlie fino ai 10 anni da sola, studiando libri di pedagogia e psicologia. E ho fatto un lavoro del quale sono orgogliosa, perché mi sentivo molto responsabile. Poi ho ripreso l’Università e mi sono laureata, e Montanelli, nell’87, quando mi occupavo solo di diritto d’autore, mi disse che per come ero fatta io, dovevo occuparmi di famiglia. Da quel momento ho visto come si è comportata e cambiata la famiglia".
Come?
"Io sono per la sacralità delle cose, per la famiglia con tutti i crismi, ora nessuno differenzia tra famiglia matrimoniale e non. Una volta l’obiettivo era il matrimonio, ora nè quello nè l’amore, nè il lavoro. C’è un’impostazione diversa dei giovani da quella che avevamo noi, che era sacrificarsi per tutto. Oggi c’è un desiderio di affermazione senza sacrifici".
E cosa direbbe a questi giovani “indifferenti“?
"Di concentrarsi e capire, e di non fare le cose per sentito dire".