DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Dramma in piscina: è scomparsa la prova video

Le immagini delle telecamere non sono state salvate, potevano aiutare gli inquirenti a ricostruire il momento dell'incidente che ha portato via la piccola Sofia Bernkopf

Bagno Texas (foto Umicini)

Bagno Texas (foto Umicini)

Marina di Pietrasanta,  25 luglio 2019 - Avrebbero potuto fornire risposte importanti, per non dire fondamentali, in merito al dramma di Sofia Bernkopf, la 12enne di Parma ritrovata senza conoscenza nella piscina del bagno ‘Texas’ di Marina di Pietrasanta e morta all’Opa di Massa nonostante i disperati tentativi dei medici di salvarla. Invece sono andati perduti per sempre, costringendo la Procura di Lucca ad aprire un nuovo filone d’indagini nei confronti di una multinazionale del settore della tecnologia e dell’informatica. Il fatto è che i filmati delle telecamere di sorveglianza dello stabilimento non sono stati salvati, come invece richiesto dagli inquirenti (che ne avevano disposto il sequestro), scomparendo nel nulla.

Non solo: la società in questione, la ‘Verisure’, che ha sede legale a Roma, alla domanda sul mistero dei video ha risposto che il giorno del dramma in piscina, avvenuto il 13 luglio, le telecamere forse non erano collegate. Elemento che gli inquirenti giudicano non veritiero, visto che quel giorno i militari della Guardia costiera di Viareggio attraverso il pc del ‘Texas’ in realtà visionarono alcune immagini. Proprio per evitare un epilogo del genere, e sapendo che dopo 72 ore il software cancella le immagini in automatico, la Procura aveva notificato nella sede della Verisure a Roma, tramite la Polizia postale, il sequestro di quelle immagini 48 ore dopo l’episodio della piscina. 

Ma la procedura è stata tutt’altro che semplice fin dall’inizio, in quanto il server della ‘Verisure’ si trova in Spagna ed era necessario provvedere da lì al salvataggio dei video. Ma nessuno l’ha fatto. Un disastro. L’inghippo è emerso martedì durante l’interrogatorio dei tecnici, i quali, messi alle strette, hanno ammesso di non aver salvato i filmati nei termini stabiliti dal sequestro, dopo aver cercato di dare la colpa alle telecamere non collegate. Un ‘buco’ di informazioni che ha causato sconcerto negli ambienti della Procura. Da qui l’apertura di un fascicolo: alcuni responsabili della multinazionale saranno indagati per distruzione di prove d’indagine e per aver dichiarato il falso. Un’indagine, sia chiaro, che non riguarda le sette persone già indagate con l’accusa di omicidio colposo.