Viareggio (Lucca), 14 settembre 2023 – Ci sono storie che si intrecciano, indissolubilmente, ai luoghi che abitano. E quella di Roberto Del Pistoia è una di queste. Lui era Roberto del Corsaro, o Bobo per gli amici più stretti. Era. Perché Roberto – all’anagrafe Giuseppe, così ribelle di spirito da scegliersi anche il nome di battesimo – se n’è andato la notte scorsa alle 5.30 del mattino. L’ora dell’alba, che tante volte ha visto sorgere. Classe 1953, aveva settant’anni. E una vita passata tra le persone, nei momenti di spensieratezza. Dietro il bancone del bar Iris prima e del Stormo poi; per imbarcarsi, infine, nell’incredibile avventura (Quell’avventura di Battisti che Roberto aveva eletto a canzone del cuore) del Corsaro Rosso. Tempio della musica dal vivo, e tra i primi locali del Vialone.
Era il maggio del 1986 ("una luminosa mattina viareggina") quando, insieme alla moglie Stefania, Roberto decise di rilevare la licenza di una capanna sul Viale Europa, la vecchia tavola calda della Rinetta. "All’epoca – ricordava Stefania, nel ventennale del locale – il Vialone era ancora un posto quasi selvaggio: poche baracche di legno immerse tra le dune di sabbia e la splendida Macchia. Dove i viareggini, e solo loro, andavano per gustare i piatti della cucina povera dei pescatori sotto un ombrellone. O più semplicemente a godersi il profumo del salmastro e delle tamerici. O il rincorrersi dei camucioli spinti dal Libeccio al tramonto. Un posto magico, un angolo di paradiso, di frontiera, dove pochi pionieri proprio in quegli anni stavano gettando le basi di quello che, di lì a pochi anni, sarebbe diventato il lembo di Versilia più frequentato e conosciuto".
Sono passati quasi 40 anni da quando intorno a un tavolo, imbandito di grigliata e vino rosso, insieme agli amici Roberto e Stefania hanno cominciato a immaginare il Corsaro Rosso. Approdato dal romanzo di Salgari sulla spiaggia di Viareggio per scompigliare la notte. E così è stato, ed è ancora. Insieme a Stefania, Roberto ha messo la sua anima tra quei tavoli di legno, portando sul palco band affermate del panorama nazionale. Ma offrendo anche a migliaia di giovani musicisti l’opportunità di prendersi un’occasione. Con il sorriso nascosto tra i baffi, era un intrattenitore nato.
Travolgente e pungente com’è il salmastro. Generoso e anarchico, come la gente di Viareggio. Da quattro anni Roberto era andato in pensione, ma nel solco di quanto costruito dal padre, i figli Rebecca e Andrea, con il genero Cristian, hanno tenuto fede all’identità originale e allo spirito indomito di quel Corsaro.