Quando una persona anziana lascia la vita terrena – nella notte è scomparso a 92 anni Giancarlo Moroni, assicuratore e dirigente calcistico di grande esperienza: è stato fra i fondatori con il fratello Virginio della V2 Darsene di Viareggio – c’è sempre l’imbarazzo della scelta da dove cominciare per raccontare quel che ha fatto e l’eredità – umana e professionale – che ha lasciato non solo alla sua famiglia ma anche a chi ha interagito con lui, in ufficio o su un campo di calcio.
Probabilmente, se qualche tempo fa, fosse stato coinvolto per un’intervista, Giancarlo Moroni avrebbe detto "non so da dove cominciare". Sì, perché la vita l’ha vissuta, con il vento in faccia, non rimanendo riparato, ma rimboccandosi le mani e aguzzando l’ingegno. Così come quando nel 1949, fece sbocciare in un campo ‘seminato’ di passione e di voglia di vivere dopo la luttuosa e drammatica parentesi della Seconda guerra mondiale, una piccola società di calcio, la V2 Darsene di Viareggio. V2 come i ‘razzi’ tedeschi ma anche Viareggio 2: chissà. Sta di fatto che questo piccolo club – che indossava la maglie simili in tutto e per tutto a quelle della Sampdoria – anno dopo anno non solo è diventato una piccola fucina di talenti ma anche una scuola di vita per tanti giovani che si avvicinano al mondo del pallone coltivando un sogno. "Devi pensare anche a studiare – consigliava il buon Giancarlo Moroni –: la scuola è importante, divertiti con il pallone ma i libri non li devi mettere da parte". Più che un dirigente, un ‘altro babbo’ (o pappà alla viareggina...) che non mancava di dispensare consigli a chi nell’adolescenza si trovava ad affrontare i primi problemi. È innegabile che fin da quando nel mare magnum delle notizie si è fatta largo quella della scomparsa di Giancarlo , in tutti coloro che hanno indossato la maglia della V2 e che hanno incrociato nella loro vita sportiva il volto rassicurante e i gesti sempre educati del loro presidente, ci sia stato prima un tuffo al cuore e poi in rapida sequenza, pescando nel file dei ricordi, un momento, un aneddoto, qualcosa di gustose legato ‘al Moroni’.
Sarebbe sufficiente a chiederlo a Gigi Cecchi (il figliolo della Fauzia), Stefano Paci, Gabriele Lazzeretti, Alessandro Lazzarini, Luca Puccinelli, Sauro Del Chiaro, Massimiliano Ricci, Alessandro Rossi – tutti elementi che sono arrivati al professionismo con Giancarlo Arrighini – per disegnare un affresco di pallone vissuto intensamente, con il sorriso sulle labbra e la soddisfazione di averlo vissuto. Per il suo impegno nel calcio, Giancarlo Moroni era stato premiato dalla Figc a Roma: la consegna – con tanti applausi – del riconoscimento alla carriera, era stata fatta dal presidente della Figc dell’epoca, Antonio Matarrese.
Ovviamente se il pallone ha dato – in coppia con l’avvocato Ruggero Romani, legale con il bernoccolo per il calcio – visibilità non richiesta ma conquistata con i risultati e i giovani lanciati in orbita nel calcio professionistico, non da meno è stato il rapporto con la città e la Versilia come agente di un’importante compagnia assicurativa internazionale: tanti clienti, un rapporto fiduciario consolidato nel tempo, garbato nei modi e capace, con il mestiere e il buon senso, di trovare sempre e comunque una soluzione.
Giancarlo Moroni è mancato nella sua casa di via Maroncelli, al quartiere Don Bosco: lascia la moglie Anna Grazia, le figlie Laura e Silvia, i parenti e uno sterminato numero di persone che gli hanno voluto bene. La salma è stata composta nella sala del commiato alla Croce Verde in via Garibaldi, dove stamani alle 12,30 ci sarà la benedizione. La salma verrà poi cremata a Livorno.
G.L.