Maltempo in Toscana, Musumeci: “Sì, è il cambiamento climatico. Ora più prevenzione”

Il ministro a Forte dei Marmi ha incontrato sindaci e balneari. Dura la sua analisi: “Serve prevenzione strutturale”. Poi rassicura sulla direttiva Bolkenstein: "E’ la priorità”

L'incontro con il ministro Musumeci a Forte dei Marmi (Foto Umicini)

L'incontro con il ministro Musumeci a Forte dei Marmi (Foto Umicini)

Forte dei Marmi (Lucca), 14 novembre 2023 – Il maltempo che ha flagellato la Toscana nella prima settimana di novembre non ha certo risparmiato la costa. La tutela dell’ambiente a fronte del cambiamento climatico in atto è stato uno dei temi al centro dell’incontro con il ministro della Protezione civile e delle politiche del mare Nello Musumeci che oggi, 14 novembre, ha incontrato sindaci della Versilia e balneari a Forte dei Marmi.

“Ormai è tutto ordinario, dobbiamo convivere con le calamità. Non dobbiamo dire “se capiterà da noi” ma “quando capiterà da noi”, non c'è più un “sè ma un 'quando”. È fin troppo chiaro che la tropicalizzazione dell'Italia ha di fatto omogeneizzato le caratteristiche climatiche ambientali, dal Nord al Sud del Paese, questo è un dato statistico, non è una previsione. Il cambiamento climatico c'è da 20 anni ma sembra che non ce lo vogliamo dire”, ha detto il ministro.

“Nel mio Sud –  ha aggiunto – c'è perfino la desertificazione, ci sono parti di terreni non producono più un filo d'erba e stiamo lavorando con le università per studiare come intervenire ma ormai è un processo inarrestabile. Se dobbiamo conviverci - conclude -, dobbiamo attrezzarci con una buona campagna di prevenzione, così possiamo evitare danni irreparabili".

Contro le emergenze "il ministero della Protezione civile non ha trovato una campagna di prevenzione. Sembra strano, ma non ho trovato chi si occupa di prevenzione in Italia. O, se volete, ho trovato otto-dieci soggetti che se ne dovrebbero occupare, quindi nessuno, dato che si aprono conflitti tra enti e organismi. Sto lavorando per affidare alla Protezione civile la prevenzione. Ce l'ha, ma quella non strutturale, ha quella culturale come parlare alle scuole, diffondere depliant. Serve all'Italia pure questa, ma serve anche la prevenzione strutturale, come consolidare un argine che si è rotto, capire se possiamo fare vasche di contenimento e così via”.

Si deve "lavorare così anche per la “prevenzione anche nelle zone sismiche, cioè il 75% del territorio italiano. L'Italia non è Paese pronto a una seria prevenzione, si ha più propensione a ricostruire che a costruire bene quando non c'è ancora l'emergenza”.

La direttiva Bolkenstein "è la priorità. Il governo ha fatto e sta facendo tutto quello che è possibile fare. Il governo sta resistendo, era un impegno che avevamo assunto con gli operatori balneari. È chiaro che non sappiamo fino a quando e fino a che punto resistere. La corte di giustizia ha offerto una scappatoia. Vediamo se tutta la costa italiana è impegnata, se rimane spazio e per consentire nuove autorizzazioni demaniali”, ha aggiunto il ministro rivolgendosi agli operatori economici della Versilia riuniti a Forte dei Marmi (Lucca). “Non vogliamo mandare al macero questo patrimonio, stiamo mantenendo l'impegno di difendere questo tessuto e lo difenderemo fino all'ultimo”.

"Da una ricognizione - ha proseguito il ministro - risulta un impegno di costa del 33% circa. Non sappiamo ancora quanta altra tara possa esserci, forse 10-15%, di fascia costiera occupata. Ma rimane sufficiente spazio per dire che non c'è motivo di non consentire, a chi ha investito, a chi si è indebitato, di continuare a gestire un impianto, gestito anche da generazioni” della stessa famiglia.

“Il turismo percepisce l'improvvisazione rispetto all'esperienza consolidata di padre in figlio - ha aggiunto - Una foto di 50, 100 anni fa arricchisce la credibilità di quella impresa. Abbiamo sufficiente spazio di fare nuove gare senza bisogno di dire grazie a chi per tanti anni ha dato qualità coi servizi offerti al turismo del mare".

Una delegazione di esperti del Governo sarà "alla Commissione europea per aprire un confronto su cosa altro serve. Non abbiamo ancora adottato un atto formale per non creare attrito con la Commissione europea e per capire se possiamo a convincerla di questo patrimonio di imprese che hanno fatto di qualità. Non vogliamo mandare al macero questo patrimonio” ma poi deciderà “l'Unione Europea”.