Viareggio (Lucca), 1 dicembre 2024 – Una macchina fotografica è tra gli oggetti che custodisce gelosamente e con massima attenzione: non è una semplice macchina fotografica, bensì il dono di un paziente. Un paziente che non c’è più, ma che ha voluto attraverso i figli donargliela per ringraziare, per esprimere gratitudine a Maria Laura Canale, cardiologa. È direttrice facente funzione del reparto di cardiologia dell’ospedale Versilia di Lido di Camaiore che si è presa cura di lui, senza mollare, un solo attimo. La dottoressa Canale lo racconta con emozione, con umiltà. Gli occhi azzurri si illuminano di quella passione e di quella professionalità che Maria, romana di origine dove si è laureata al Policlinico Gemelli con Attilio Maseri, scomparso nel 2021, cardiologo di fama internazionale ha curato tra gli altri papa Giovanni Paolo II e la regina Elisabetta II, dona ai pazienti ogni giorno. Coadiuvata, come sottolinea più volte, da uno staff eccellente. La cardiologa ha scelto da anni di vivere a Tonfano dove ha comprato casa e dove vive con il marito Andrea Camerini, oncologo, i figli Lara, studentessa di medicina al Sant’Anna, Luca, studente allo scientifico, e la mamma Maria Rita che da Roma l’ha seguita in Toscana.
Com’è nata questa passione per la medicina?
“Avevo 5 anni, frequentavo la primina e per il passaggio in seconda ho fatto una tesina sul cuore: avevo già deciso che sarei diventata cardiologa”.
Perché ha scelto il cuore?
“È un organo in movimento. Prendersi cura del cuore significa prendersi cura del motore del nostro corpo. I suoi battiti ricordano di come siamo stati concepiti bene. Il professor Maseri è stato il mio mentore. Il percorso di studi mi ha portato in Toscana, a Pisa, dove ho conosciuto mio marito Andrea. È grazie a lui, alla mia famiglia, ai miei figli se il sogno della mia vita si è realizzato”.
Quando arriva al Versilia?
“Dal 2010. Ho trovato un ambiente di lavoro eccellente. Non sono parole. È la verità. Alla direzione e a Giancarlo Casolo, primario in pensione del reparto, va la mia gratitudine. È grazie a loro che abbiamo una eccellenza ospedaliera che pochi ospedali hanno: la cardioncologia. Mi occupo di cardioncologia da 15 anni quando in Italia eravamo in pochi a farlo soprattutto in un ospedale generalista come il Versilia. Se ci siamo riusciti è stato grazie allo staff, medici, infermieri, operatori socio sanitari, il personale delle pulizie. Lavorare in ambienti dove regna l’igiene rende tutto più facile, una garanzia in più per i pazienti”.
Cosa significa prendersi cura dei pazienti oncologici?
“Ho cercato di unire l’aspetto scientifico a quello pratico da far usufruire i pazienti cardiooncologici delle novità nel campo della ricerca. Mi occupo di un percorso clinico di cardiongologia nel quale i pazienti si sentono coccolati e seguiti per tutto il percorso di cura: è un percorso assistenziale del quale si occupa l’ospedale. I pazienti devono pensare solo a guarire e a vivere una qualità di vita la migliore possibile. Mio marito è oncologo e mi ha fatto conoscere questo percorso professionale”.
Cosa ha imparato dai pazienti e in particolare dai pazienti oncologici?
“Sono persone forti specialmente le donne. Ho visto giovani mamme affrontare la malattia con figli piccoli. Non hanno mai mollato: una forza”.
Cosa ama oltre alla cardiologia?
“La ricerca: sono socio della associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri. Da questo anno sono il referente nazionale della cardiooncologia”.
Tre cose sotto l’albero?
“Salute, amore e lavoro”.
Una frase che la contraddistingue?
“Se fai bene il bene torna da te e non si vince da soli ma in équipe”.