MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Viareggio, la proposta di matrimonio al Carnevale: "Mi vuoi sposare?"

La proposta di matrimonio del carrista ad Alessandra Reggiannini in piazza Mazzini. Nuovo record di pubblico e incassi

La proposta

Viareggio, 13 febbraio 2023 - È bastato solo aprire le tapparelle, con il pigiama ancora addosso insieme alla fiacca lasciata dai bagordi del rione Marco Polo (o dall’attesa per il finale di Sanremo). È bastato vedere il fascio di sole infilarsi dalla finestra per capire: "Guarda lì, che giornata glida’..." . Ma quando arriva febbraio e compi centocinquant’anni puoi chiedere tutto, qualsiasi cosa in dono, anche una spolverata di primavera nel crudo dell’inverno. Ed è arrivata , ieri, a Viareggio, la prima-primavera; insieme alle auto cariche di famiglie imparruccate, parcheggiate fin sull’argine della Pineta. È bastato mettere il naso fuori di casa, vedere le tavolate di bar e ristoranti invadere strade e marciapiedi del centro, le file mostruose alle biglietterie di piazza Mazzini (più spaventosa della macumba lanciata da Luigi Bonetti) per capire che sarebbe stata un’altra giornata "Extraordinaria" di Carnevale.

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E in questa generosa primavera è fiorito anche l’amore: in ginocchio tra i coriandoli il carrista Roberto Vannucci ha chiesto la mano della sua compagna Alessandra Raggiannini. Con tre parole: "Mi vuoi sposare?". Ad Alessandra, che da 7 anni dà colore alla vita e all’opera di Roberto, ne è bastata una: "sì". "Era arrivato il momento – racconta lui –. Le avevo promesso una dichiarazione in un momento importante, e per me il Carnevale lo è visto che fa parte delle mia vita da sempre". Per il FantaCarnevale sono una valanga di punti (Vannucci aveva annunciato che sarebbe entrato in gioco, e l’ha fatto in grande stile); "Ma per me – dice – questo non è un gioco". E prima di maggio il sogno si coronerà.

Tutto è filato, dicevamo, liscio. E di Extra, oltra ai punti del Fantacarnevale e al punk da balera che suona la “Maschera ride“, c’è pure l’incasso. Nessuno lo dice, bocche cucite in Fondazione perché "i conti si fanno alla fine", ma c’è chi nell’entusiasmo si è lasciato scappare "è da record". Ed è andato tutto così perfettamente liscio che, forse ancora storditi dal caos sanremese, quasi ci mancano un po’ di bollicine. Di scandalo. La linguaccia, in mezzo alla risata di quella maschera. Che ride e non graffia, ma accarezza. Sì, perché il Carnevale, quello che oggi trionfa per le sue strade, è gentile. Quasi volesse contrapporsi a tutto ciò che invece c’è fuori. Il Carnevale di oggi è come quel bacio soffiato da un pagliaccio che non nasconde la sua fragilità allo specchio, è il girasole che si rivolge al clochard su cui nessuno posa mai l’occhio. È quell’unione di cuori rossi che, come una mongolfiera, provano insieme a risollevare il Pulcinella stanco. È la bambina che, mentre i giganti giocano alla guerra, spiega la bandiera della pace sulle sue spalle, e con quelle ali arcobaleno si fa colomba di fronte all’esercito di gorilla che imbracciano le clave come fucili. Oggi, a 150 anni, il Carnevale è una verde speranza sotto ad un cielo grigio. È un abbraccio.

Evidentemente con l’età, dalla “testa di missile“ (diciamo così) di Roberto Alessandrini che con il suo Chirac e la denuncia al nucleare sfiorò l’incidente diplomatico con la Francia (tanto per citare uno degli scandali di cartone più recenti), il Carnevale si è fatto più posato e misurato. Meno divisivo, e più accogliente. Una corposa “enciclopedia delle debolezze contemporanee“ – prendendo in prestito le definizione che Umberto Eco dedicò al mondo dei Peanuts, di cui ieri si è inaugurata la mostra alla Gamc – dove anche “i mostri ritornano bambini“.

Però, uno concedetecelo; che nostalgia guardare penzolare dal carrozzone del cantastorie (bello, come lo erano i vecchio baracconi di via Marco Polo) il gatto rosso di "Arriva Mao", capolavoro di Lazzeri e Manghino che nel 1970 quasi costò l’accusa di vilipendio per la bandiera americana stracciata sotto gli artigli. Un po’ di “mal di liscio“, ripensando a quei graffi del passato, sale. Per questo di fronte all’onorevole che sfila in baby doll, di fronte alla mascherata di Serena Mazzolini, che si è sentita libera di immaginare l’ultra conservatore Simone Pillon en travesti , ci siamo “infrizzantiti“. Brava Serena, perché "le maschere a nessun fan male", anche se graffiano Ma le negazioni dei diritti civili sì. E allora viva Roberto e Alessandra. E viva l’amore, sempre.